Le città con i livelli più alti di
rischio idrogeologico sono Milano, Torino, Padova, Bologna,
Verona, Genova e Venezia mentre quelle con il suolo più libero
da infrastrutture urbane sono Genova e Messina. Lo evidenzia
l’analisi della la naturetech company 3Bee sull’uso del suolo
nelle città italiane con oltre 200.000 abitanti in occasione
della Giornata mondiale del suolo che ricorre il 5 dicembre.
Quest’anno il tema è “Caring for Soils: Measure, Monitor,
Manage”, cioè “aver cura del suolo: misurare, monitorare e
gestire”.
L’analisi, compiuta da 3Bee tramite la Element-E Platform, la
prima piattaforma che consente a municipalità, imprese e parchi
naturali di monitorare impatti e dipendenze dalla natura per
definire una strategia climatica su misura, si è concentrata su
quattro indicatori chiave: superficie artificiale (occupata da
strade, edifici, industrie, marciapiedi), superficie naturale
(aree verdi non edificate, come parchi e boschi), superficie
agricola (destinata all’agricoltura), rischio idrogeologico
(associato a eventi meteorologici estremi, in particolare le
alluvioni).
Partendo dall’indicatore della superficie artificiale,
Venezia ha la percentuale più bassa, pari al 16,7%, grazie alla
sua morfologia lagunare. Tuttavia, resta esposta ai rischi
legati agli eventi estremi come l’acqua alta. Milano invece, con
oltre il 63% del territorio occupato da superfici artificiali, è
la città con il più alto grado di urbanizzazione rendendola
vulnerabile a fenomeni estremi come le alluvioni.
Genova si distingue con oltre il 72% del territorio
costituito da aree naturali grazie alla particolare
conformazione geografica. Messina ha il 68,90%. Al contrario,
Bari registra il valore più basso, con solo il 16,72% di
superficie naturale, seguita da Padova (17,13%), Catania
(19,33%) e Milano (19,95%).
Con riferimento al rischio idrogeologico, tra le città con i
livelli di rischio più elevati (livello 4 su 5) figurano Torino,
Milano, Padova, Bologna, Verona, Genova e Venezia mentre per
quanto riguarda l’agricoltura, a Catania il 46,02% del
territorio è destinato alle coltivazioni a scapito delle
superfici naturali, che si riducono al 19,33% con il rating di
rischio idrogeologico che potrebbe aumentare nei prossimi anni.
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