“Difficile a questo punto fare sintesi quando le correnti di pensiero, esplicitate proprio dai pescatori sono due se non addirittura tre”. Queste le parole del Presidente del Parco Emiliano Orrù ieri in Commissione Ambiente, presieduta da Christian Mulas, insieme ai pescatori per cominciare parlare di Disciplinare nell’AMP. Ma quali sono le posizioni dei pescatori? Due sono chiare, spiegate in aula, ma diametralmente opposte, su tutto: su periodo di chiusura, su attrezzi, su nasse da calare in acqua.
Una è quella evidenziata dal Giovanni del Rio rappresentante dei pescatori professionisti della piccola pesca di Alghero momentaneamente non associati che ha espresso un parere tecnico sul nuovo disciplinare della AMP Capo Caccia – isola Piana per la stagione di pesca 2025.
Giovanni Delrio propone di lasciare il disciplinare attuale e comprensivo delle date di chiusura a tutte le attività di pesca professionali e ricreative dal 1 settembre al 28 febbraio dell’anno successivo. Nei mesi poi che vanno dal 1 marzo al 31 agosto in cui la pesca è consentita questa deve poter essere aperta a tutte le imprese della piccola pesca artigianale, residenti nel territorio di Alghero che ne fanno richiesta. La pesca professionale deve svolgersi con i seguenti attrezzi: cento nasse a imbarcazione confezionate con materiale biodegradabile ad esempio giunco o materiale affine, 50 pezzi di rete a imbarcazione armate a tremaglio della maglia sei/ sette da millimetri 45/43 per lato e superiori. Poi da parte di Giovanni Delrio la proposta numero due quella che di fatto chiede la chiusura totale della zona C Capo Caccia punta giglio, con un fermo biologico di tre anni retribuito a tutti i pescatori imbarcati della piccola pesca artigianale residenti ad Alghero, che potranno collaborare con l’AMP con monitoraggi e ripopolamento ittico, in collaborazione con l’MP e l’Università di Sassari con un progetto triennale”.
Questa la posizione di Giovanni Delrio che parla a nome e rappresentante dei pescatori professionisti della piccola pesca.
Ma l’altra posizione è esplicitata da Carmelo Mura, portavoce del Comitato Cigarellu
Afferma Mura: Il Comitato Cigarellu ha continuato il rapporto di collaborazione con l’AMP con i progetti ormai collaudati, che ci hanno portato, ad incontrare gli alunni delle scuole primarie e gli anziani degli ospizi. L’esperienza è stata gratificante per entrambe le parti e speriamo si ripeta a breve, anche con il progetto per il ripopolamento del riccio di mare e il monitoraggio delle catture ittiche. Un riscontro negativo, invece, va rimarcato riguardo le disposizione dell’AMP. L’attuale Disciplinare e la posizione dell’università di Sassari, che continua a non prendere in esame la proposta dei pescatori di invertire il periodo di chiusura della Baia di Porto Conte con apertura durante i mesi invernali e chiusura nei mesi estivi. Prevedere di poter calare in acqua 100 nasse a persona imbarcata. Quando il progetto Parco Area Marina Protetta è stato presentato e discusso nella sala conferenze della Chiesa di San Francesco le aspettative, soprattutto per noi pescatori, erano molto promettenti. Nulla di tutto ciò si è avverato, anzi il risultato è stato solo il nostro continuo impoverimento. Mura chiede un chiarimento, a chi di competenza, riguardo al “blocco dei fondi” per i pescatori, dove si contesta che il progetto “Omnibus” non poteva finanziare gli eventi ai quali i pescatori hanno aderito. Da ultimo, un altro “giro di garrotta” è la decisione del posizionamento di ben 216 boe di ormeggio nella baia di porto Conte. Il comitato Cigarellu è fortemente contrario a tutto ciò che limiti ulteriormente il perimetro di pesca, a meno che non si affrontino dei cambiamenti significativi al Disciplinare di pesca e si introducano delle compensazioni economiche per ciascuna impresa di pesca”.
Ecco il punto. Sono le compensazione che il Parco ha preso impegno cercherà di reperire interloquendo con la regione, ma il Presidente del Parco nel suo intervento finale ieri in Commissione ambiente, non ha esitato ad evidenziare che non c’è una univocità di intenti, anzi si viaggia su posizioni diametralmente opposte. Ha lasciato intendere che la collaborazione con l’Università di Sassari non si fermerà, e saranno loro certificare i periodi migliori, in piena riproduzione, che determinerà la chiusura dell’Area Marina Protetta.
Per quanto riguarda gli attrezzi, i pescatori vorrebbero reintrodurre la fioccina, ma con essa si accompagna la lampara, tutta attività vietata.
Un nulla di fatto alla prima riunione in Commissione, ma è importante ed assume un grande rilievo l’impegno da parte di tutti di tenere il dialogo aperto. Ma emerge in tutta evidenza che se i pescatori non proporranno una rivendicazione unitaria e condivisa, il Parco si muoverà comunque a tutela dell’Area Marina Protetta Istituita dal Ministero dell’Ambiente nel 2002, e dal 2009 è riconosciuta come Area specialmente protetta di interesse mediterraneo. Originariamente il progetto di tutela comprendeva la zona di Capo Caccia e dell’Isola Piana e solo successivamente sono state aggiunte le zone della baia di Porto Conte ed il promontorio di Punta Giglio fino a Capo Galera. Del quale si parla.
Nella foto Giovanni Delrio ieri presente in Commissione
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