Era il 29 dicembre 2020. A Palazzo Barbieri, i rappresentanti di Regione Veneto, Comune di Verona e Ferrovie dello Stato firmano un’integrazione al protocollo d’intesa che avevano siglato il 5 luglio 2019 per creare un’enorme area verde, il cosiddetto Central Park, al posto dell’ex scalo merci ferroviario di Porta Nuova. Grazie a quell’integrazione, si ha la convinzione di accorciare i tempi di realizzazione del grande parco pubblico. E l’allora sindaco di Verona Federico Sboarina si lancia in una previsione: «Il Central Park si farà e in tempi ancora più veloci di quanto previsto – dice – Sarà terminato nel 2024».
Una previsione che non si è avverata, ma non è questo il problema. Il problema è che in quel giorno e in quella sala si sarebbe commesso un crimine. E per quel crimine è attualmente indagata l’ex assessora comunale Ilaria Segala.
Segala è infatti coinvolta nell’inchiesta della guardia di finanza che sta scuotendo il Trentino Alto-Adige, dove una sindaca, quattro professionisti, tre imprenditori ed un dirigente comunale sono finiti agli arresti domiciliari. Per il momento, risultano indagate 77 persone, tra cui anche l’ex assessora all’urbanistica di Verona, la quale è accusata, in concorso con altri, di aver turbato un’asta pubblica. E l’asta è quella che nel 2021 si aggiudicò il gruppo Signa di Benko proprio per riconvertire l’ex scalo merci e trasformarlo nel Central Park di Verona. Ma per aggiudicarsela, il gruppo sarebbe stato aiutato anche dall’assessora Segala il 29 dicembre 2020. Come riportato da Lillo Aldegheri sul Corriere di Verona, proprio nel giorno della firma dell’integrazione al protocollo d’intesa, Segala avrebbe fornito informazioni riservate a chi poi si è aggiudicato l’appalto.
Una ricostruzione che però non corrisponderebbe al vero secondo l’avvocato Giacomo Forlani, che difende l’ex assessora. Secondo Forlani, Segala non avrebbe fornito informazioni riservate, ma avrebbe semplicemente condiviso le notizie diffuse tramite la conferenza stampa indetta per la firma dell’integrazione. «Nessuna notizia riservata divulgata: solo una comunicazione ufficiale di come stavano andando le cose, in vista di un progetto importante come quello per il Central Park – ha spiegato Forlani sempre al Corriere di Verona – Nessuna agevolazione è stata fornita ad alcuna azienda per avvantaggiarla per l’aggiudicazione del bando. La mia assistita resterà a disposizione della procura di Trento certa che verrà fatta chiarezza in ordine al suo operato e dell’estraneità a qualsiasi disegno criminoso».
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