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La manovra non affronta l’emergenza abitativa #finsubito prestito immediato


A Roma l’iniziativa di Sunia e Uniat per il diritto all’abitare: un’assemblea nazionale degli inquilini per chiedere al governo ed al Parlamento il rispetto della legge di finanziamento del fondo di sostegno alla locazione, un piano casa nazionale per l’edilizia pubblica e la riqualificazione e la messa in sicurezza del territorio. L’appuntamento è dalle 10.30 alle 16.00 di domani, 5 dicembre, presso il Cinema Capranichetta, in piazza Montecitorio.

In un comunicato stampa affermano che la finanziaria 2025 non prevede alcun intervento per contrastare il forte disagio abitativo e la riqualificazione del patrimonio pubblico; non prevede alcun finanziamento per attuare il tanto annunciato piano casa nazionale dal ministro Salvini. Inoltre il governo non decide l’utilizzo dei 1381 milioni di euro del report eu destinati alla riqualificazione energetica del patrimonio pubblico.

“Questa iniziativa – ci spiega Stefano Chiappelli, segretario generale del Sunia – si inserisce nella mobilitazione che ha portato allo sciopero generale promosso dalla Cgil e dalla Uil per dare il nostro contributo oltre l’adesione alla mobilitazione per cambiare questa manovra di bilancio che sulla casa non prevede nessun finanziamento per le politiche abitative”.

Gli obiettivi

Sono stati quindi invitati tutti i capigruppo della Camera dei deputati “per chiedere di cambiare la legge di bilancio e abbiamo predisposto una piattaforma che si basa soprattutto su alcuni interventi che la legge di bilancio dovrebbe prevedere, tutti gli aiuti concreti necessari alle famiglie che si trovano in una situazione di sfratto, che per l’ottanta per cento sono per morosità incolpevole. Le famiglie non riescono a pagare gli affitti perché sono alti e sono in aumento mente i salari sono fermi al palo. Serve quindi un rilancio dell’edilizia popolare, come accade in altri Paesi europei confronto ai quali noi predisponiamo dei fondi molto più bassi”.

Viene inoltre chiesto il ritiro del decreto legge 1660, il decreto sicurezza: “Perché temiamo – prosegue Chiappelli – che alcune delle sue parti possano in qualche modo aggravare il problema dell’emergenza abitativa, applicandole nei confronti delle famiglie sfrattate perché non hanno regolari contratti di locazione, ma non avendo un alloggio alternativo finirebbero a dormire sotto i ponti”.

L’altro obiettivo di questa assemblea nazionale, che vede la presenza anche delle segretarie confederali di Cgil e Uil, Daniela Barbaresi e Ivana Veronese, è la necessità di costruire un’alleanza forte tra sindacati, Comuni, associazioni e movimenti, motivo per il quale abbiamo invitato anche rappresentanti delle amministrazioni locali e le forze politiche.

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Il segretario nazionale del Sunia spiega: “Vogliamo mettere in campo, tutti insieme, la mobilitazione necessaria perché sul tema della casa il governo smetta di essere sordo. Anche il neo presidente dell’Anci, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, ha fatto sapere che intende mettere a punto un’agenda e tra le urgenze ha indicato per primo il diritto alla casa. Con una un’alleanza forte dobbiamo rivendicare l’apertura di un tavolo di confronto con il governo. Al ministro Salvini abbiamo già avanzato le nostre richieste, senza avere ricevuto ancora alcuna risposta”.

Il livello europeo

Nella piattaforma che i due sindacati presentano si tocca anche il tema dell’Europa: “Nelle deleghe del commissario europeo ci sono anche le politiche abitative, gli investimenti a livello europeo devono garantire il diritto alla casa in Europa e tutti i Paesi devono contribuire a questo. Bisogna costruire un percorso comune e arrivare a un piano casa europeo”.

Cercare di sollecitare il governo sulle politiche abitative è impresa non facile, vista l’assenza anche di sensibilità nei confronti del problema dimostrata fino a ora e la scarsa sollecitudine anche dei precedenti esecutivi a garantire che il diritto alla casa sia garantito per tutti. “Tra le fasce di popolazione che noi rappresentiamo ci sono rabbia e rassegnazione nello stesso tempo – dice Chiappelli -. Siamo alla terza manovra di bilancio del Governo Meloni e ancora non c’è segno di interessamento”.

“Certamente questo governo sta facendo peggio rispetto ad altri governi, però le politiche abitative sono state sempre le grandi assenti, non c’è stata consapevolezza da parte della politica sul fatto che la casa è un elemento fondamentale di coesione, un problema fondamentale che vivono migliaia e migliaia di persone considerato però residuale. Questo Paese ha investito soldi per favorire l’acquisto dell’alloggio sapendo poi che per diventare proprietari bisogna anche avere delle risorse proprie e molte famiglie che sono indebitate oggi non riescono a pagare il mutuo”.

L’effetto del boom degli affitti brevi per i turisti 

C’è poi la proliferazione dei B&B e delle case-vacanza soprattutto nelle grandi città, “che aggrava l’emergenza abitativa. Sono decine di migliaia gli affitti turistici, mentre chi cerca casa nelle città non la trova – ricorda il segretario del Sunia -. Noi siamo d’accordo che i Comuni abbiano il potere di regolarizzare questo fenomeno, come accade negli altri Paesi europei, ma nel contempo bisogna mettere in campo anche politiche abitative. L’adozione della circolare per rafforzare i controlli sulle identità delle persone che alloggiano in strutture ricettive si limita a un dato connesso alla sicurezza e non risolve il problema centrale”. 

“Le persone oggi non ce la fanno a pagare l’affitto, perché quando si guadagnano 1.200/1.500 euro al mese, il 30/40 per cento serve per pagare l’affitto e rimane ben poco per vivere. Ci sono poi gli studenti che per un monolocale di 30 metri, in città come Milano o Roma, arrivano a pagare anche 700 euro”.

Le richieste

Sunia e Uniat, in sintesi, chiedono al Parlamento il finanziamento continuativo del piano casa nazionale; il ripristino del finanziamento del fondo di sostegno alla locazione come previsto dalla legge 431/98; aiuti concreti alle famiglie sfrattate per morosità incolpevole; la legge quadro per l’edilizia pubblica e sociale; il ritiro del ddl 1660 che prevede reati e aggravanti anche per chi resiste ad uno sfratto. “Nonostante l’aumento della povertà – concludono -, il governo si concentra su interventi spot anziché affrontare le cause profonde dei problemi per aiutare concretamente le famiglie in difficoltà”. 



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