I due manovali del crimine arrestati da carabinieri e polizia per i furti (almeno due) alle ditte orafe del distretto dei preziosi di Arezzo sono solo un pezzo della banda. Negano di essere ladri, restano muti. Sfuggono, almeno per ora, le menti e i basisti del gruppo, figure che potrebbero anche coincidere: quei malviventi cioè, di livello superiore, che pianificano i furti alle ditte orafe, hanno buona conoscenza geografica del distretto, della tipologia di lavorazioni (argento o oro) delle aziende, e che riescono a procurarsi una pianta interna dei laboratori da assaltare in base alle caratteristiche. Chi sono? Come sono infiltrati nella realtà aretina?
Il lavoro degli inquirenti va avanti in silenzio per sgominare del tutto almeno uno dei sodalizi dediti alle razzie di preziosi, sviluppando gli elementi acquisiti finora e sfociati nella cattura di due esecutori materiali dei colpi alla Fullove di Laterina (28 novembre) e alla New Chains di Tegoleto (22 novembre, tentato). Due rumeni senza fissa dimora, classe 1984 e 2001, che facevano la spola con il covo, il bed and breakfast di Quarrata (Pistoia) condiviso con altri connazionali. E sono almeno 3 i soggetti sui quali si svolgono approfonditi accertamenti: sono stati controllati nei giorni a ridosso dei furti a bordo di un’Audi, l’altra auto in uso alla banda oltre alla Lancia Y sulla quale è stato arrestato un ladro, e su un terzo veicolo.
I posti di blocco furono uno lungo la E78 nei pressi di Montagnano e in un altro caso a Città della Pieve. Un altro soggetto sotto la lente è colui che aveva preso a noleggio in Abruzzo il 22 novembre la Lancia Y sulla quale appunto è stato fermato uno dei due stranieri finiti in carcere la mattina dopo il furto da 160 mila euro a Laterina. Dentro c’erano indumenti e scontrini di rilievo investigativo. Uno relativo all’acquisto di tre mazze utilizzate per sfondare le porte delle ditte. Felpa, cappellino e scarpe nere, poi, ricorrono nei filmati e una calzatura identica è stata trovata nei campi. Indizi forti. Un puzzle di elementi. Lavoro certosino nel quale prezioso aiuto viene dai varchi che rilevano le targhe delle auto. Mentre le celle telefoniche sono il più delle volte aggirate dai malviventi che evitano di usare i telefoni quando sono in azione.
Ma accanto a questa falange di ladri, colpita da polizia e carabinieri e forse resa inoffensiva, c’è il commando, quello più organizzato, che fa assalti con stile militare: mezzi rubati intraversati, ruspe per sfondare le ditte, visori notturni, tute speciali. Sono quelli della razzia a Croma Catene di Subbiano (100 kg di argento) ma anche a Scatragli srl di Borghetto e in precedenza in altri dei 24 episodi del 2024. Pure qui investigatori al lavoro. Può bastare un mozzicone di sigaretta per aprire un mondo. Un passo falso dei criminali, che sembrano infallibili. E anche in questo caso, è evidente la presenza di basisti nell’Aretino che forniscono istruzioni precise per mettere in atto gli assalti con studio accurato dei luoghi dove rubare i mezzi e come aggredire i bersagli. Un lavoro preliminare fatto di appostamenti, sopralluoghi e perfino sabotaggi di fari e telecamere.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link