La Cassazione conferma la pena per Francesco Provolo e riapre il caso per altri coinvolti
La condanna definitiva di Francesco Provolo
La Corte di Cassazione ha emesso una sentenza definitiva, confermando la condanna a un anno e otto mesi per Francesco Provolo, ex prefetto di Pescara, in relazione alla tragica vicenda della strage di Rigopiano. Questo evento, avvenuto il , ha portato alla morte di 29 persone a causa di una valanga che ha travolto l’hotel situato nella provincia di Pescara. La decisione dei giudici segna un passo importante nella ricerca di giustizia per le vittime e le loro famiglie, che da anni attendono risposte e responsabilità.
Le accuse e il nuovo processo per altri coinvolti
Provolo è stato accusato di rifiuto di atti d’ufficio e falso, reati che hanno contribuito a rendere la sua condanna definitiva. Tuttavia, la sentenza non si limita a lui: la Corte ha disposto un nuovo processo di Appello per Ilario Lacchetta, ex sindaco di Farindola, e per cinque dirigenti della Provincia, oltre a un tecnico del Comune che era in carica al momento dei fatti. Questa riapertura del caso potrebbe portare a ulteriori sviluppi, anche se per alcuni degli accusati potrebbe scattare la prescrizione delle accuse.
Le responsabilità e il risarcimento delle vittime
Oltre alla condanna di Provolo, la Corte ha confermato anche la pena per Bruno Di Tommaso, ex gestore dell’hotel, e per il geometra che aveva redatto la relazione per la ristrutturazione dell’albergo, entrambi accusati di falsità ideologica. I giudici della Sesta Sezione della Corte di Cassazione hanno sottolineato che la questione del risarcimento per le parti civili sarà decisa al termine del giudizio di rinvio. Questo aspetto è cruciale per le famiglie delle vittime, che non solo cercano giustizia penale, ma anche un riconoscimento economico per il dolore e la perdita subita.
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