C’è un retroscena a dir poco clamoroso nella tragica morte di Marco Magrin, il 53enne trovato senza vita in un garage di via Castagnole a Treviso. L’appartamento da cui era stato sfrattato sarebbe di proprietà di Andrea Berta, attivista trevigiano del Cso Django e dell’associazione Caminantes.
Come riportato da “Il Gazzettino di Treviso”, Berta era presente giovedì scorso al blitz che ha bloccato il consiglio comunale di Treviso per protestare contro gli sfratti e l’emergenza casa in città. Un problema che da mesi tiene banco a Treviso ma che oggi ha visto uno dei manifestanti diventare, suo malgrado, protagonista di un beffardo risvolto del destino. Andrea Berta, in prima fila anche al corteo contro lo sgombero del Park Appiani e alla manifestazione per la morte di Mandeep Singh, avrebbe ereditato da una zia, due anni fa, l’appartamento dove viveva Marco Magrin. Il garage dove il 53enne ha perso la vita, invece, non sarebbe di proprietà dell’attivista trevigiano. Berta sostiene di non aver sfrattato nessuno, anzi. Quando è arrivato il momento di riscuotere l’eredità l’attivista si è fatto carico di debiti e bollette non pagate trovando dentro casa Marco e la compagna, entrambi senza lavoro. Berta non era in grado di sostenere le spese anche per quell’appartamento senza che nessuno dei due coinquilini pagasse l’affitto. Ha chiesto a Magrin e alla compagna di trovare una soluzione alternativa ma dopo un anno nulla è cambiato. Nel frattempo la compagna di Magrin è sparita dopo essere stata portata in comunità. Marco resta solo nell’appartamento fino allo scorso agosto quando aveva detto a Berta di aver trovato una nuova sistemazione. Il 53enne di Camposampiero avrebbe però continuato a occupare la casa fino a quando il proprietario non ha cambiato le serrature. Da allora il 53enne è stato costretto a sistemarsi nel garage sottostante dove, lo scorso 30 novembre, ha perso la vita. Berta sostiene di non sapere che il 53enne si trovasse nel garage. Dopo aver chiuso l’appartamento non l’aveva più visto. Ora si trova nella contraddizione di chi protesta contro gli sfratti ma è anche stato costretto ad allontanare un uomo per liberare un appartamento.
Le reazioni
«L’emergenza abitativa non è uno slogan né una battaglia ideologica. Chi come Django la affronta solo per risalto mediatico non fa altro che alimentare il problema» dichiara Alberto Ciamini , consigliere comunale di Fratelli d’Italia. «Risuona come un contrappasso Dantesco il caso dell’attivista di Django che millanta ospitalità salvo poi lavarsi quando ad essere toccata è la sua proprietà».
Sul tema entra anche il presidente di “Prima i Trevigiani” Leonardo Campion, attivista da anni con la campagna “spesa solidale”: «Da oltre 10 anni raccogliamo generi alimentari per famiglie in difficoltà , ma non ci fermiamo a questo. Cerchiamo sempre di creare una rete di supporto che colleghi chi rimane indietro a chi invece può e vuole aiutare e devo dire che Treviso è una città solidale. Non capisco perchè – conclude Campion – Django ed i suoi attivisti non svolgano un lavoro sul territorio evitando di generare loro stessi problematiche che poi sfacciatamente urlano, antidemocraticamente, in consiglio comunale».
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