Nel 2012 a Napoli furono eseguiti 1.200 sfratti in 12 mesi per morosità. Nel 2022 sono stati circa 10mila. Pur considerando che la cifra risente degli sfratti esecutivi che furono bloccati negli anni della pandemia, è una crescita impressionante. I prezzi degli immobili in locazione, anche nei quartieri popolari, si sono impennati. C’è chi per un bilocale di 73 metri quadrati in Salita Sant’Antonio a Tarsia, non lontano dal mercato della Pignasecca, chiede 1.300 euro al mese. Un monolocale di 40 metri quadrati in vico Paradiso costa 800 euro al mese. Un bilocale al piano terra in Corso Amedeo di Savoia si paga 1.500 euro al mese. Prima del boom turistico lo si sarebbe conquistato a poco più della metà.
È questo il contesto nel quale anche a Napoli ha preso piede un movimento che sollecita il comune a porre un freno alla proliferazione di b&b e case vacanza, per tutelare i residenti. Ieri gli attivisti di Restiamo Abitanti si sono dati appuntamento davanti alla sede del consiglio comunale e hanno presentato una petizione che ha già raccolto migliaia di firme. «Al comune – ha detto Alfonso De Vito, uno degli attivisti – chiediamo sostanzialmente tre cose: istituire l’obbligo di cambiamento di destinazione d’uso per le attività extra-alberghiere, compresi gli affitti brevi.
Il blocco delle nuove strutture turistiche extra-alberghiere nel centro storico fino alla definizione di soglie di sostenibilità per il numero di posti letto turistici e la definizione di soglie urbanistiche sostenibili per le attività extra-alberghiere in ogni zona della città. L’attuazione e la diffusione di condomini sociali. Ne è stato realizzato solo uno, ma ne servono molti altri». Venerdì prossimo manifesteranno in corteo nel centro della città per il diritto all’abitare, tra le rivendicazioni almeno due richiedono scelte legislative a livello nazionale: il ripristino dell’equo canone e l’introduzione di sanzioni per le case sfitte.
«Il fenomeno dell’overtourism a Napoli – ha sottolineato ieri Chiara Capretti, attivista di Potere al Popolo e consigliera della II Municipalità – è particolarmente grave perché la nostra è una città nella quale il 44% delle famiglie vive in case in affitto. Centinaia di migliaia di persone sono dunque particolarmente esposte ai contraccolpi della impennata delle locazioni e della sempre più scarsa disponibilità di immobili destinati ai residenti». I bed and breakfast ufficialmente censiti dal comune sono circa 7mila: «Quelli reali però – dice la consigliera della Municipalità – sono almeno il doppio. Solo su Airbnb ci sono adesso 11mila annunci. C’è un fortissimo sommerso».
Il governo cancella il fondo per la morosità incolpevole e gli enti locali devono fare cassa dopo i tagli. Così il regolamento per la locazione degli immobili comunali a uso abitativo (non di edilizia popolare) di Napoli all’art 5 recita: «La locazione è finalizzata a generare un reddito pertanto sarà attribuito un punteggio maggiore in relazione all’aumentare del reddito del richiedente. Non sarà consentita la partecipazione alla procedura a coloro che presentano un reddito annuale inferiore a 15 mila euro».
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link