Per tutti Gigi Riva non è semplicemente un calciatore. Per chi ha vissuto i fatti del 1970, quando il Cagliari conquista lo scudetto, Riva è il simbolo vivente di quella vittoria. La sua morte non ha scalfito questo concetto, anzi lo ha rafforzato, come ben testimoniato dalla folla che, commossa, ha partecipato ai suoi funerali.
La sua vita viene ora raccontata dal giornalista Paolo Piras, autore di «Vertical. Il romanzo di Gigi Riva». Una rilettura, dunque, della quotidianità del grande calciatore, unita alle gesta sportive per le quali è ricordato anche da chi non ha vissuto quella celebre stagione del 1970. «La vita stessa di Gigi Riva – afferma Paolo Piras, autore del volume – è praticamente romanzo anche nei sensi dei canoni letterari che normalmente si affidano a questo tipo di opera. C’è un saggio antropologico, molto conosciuto, che ha praticamente fornito la base di tantissimi manuali di sceneggiature creativa che parla del viaggio dell’eroe. Passando per Gilgamesh, o per l’Odissea e l’Iliade, fino ai romanzi dei giorni nostri, si realizzano tutta una serie di situazioni. Trovano spazio le disgrazie iniziali, la chiamata all’impresa, i mentori, i collaboratori, coloro che formano la compagnia che poi costruirà la marcia verso l’impresa, il viaggio stesso. E tutte queste caratteristiche sono presenti in pienezza nella storia di Gigi Riva. La sua è a pieno titolo una vita romanzesca per come si è strutturata nel corso degli anni. Riva, da questo punto di vista, è l’eroe. Certamente si tratta di con concetto molto scivoloso, perché molto abusato, ma potrei sottolineare tanti motivi per cui Riva è da considerarsi davvero in questa stretta cerchia di eroi propriamente detti».
Gigi Riva può dunque essere definito come un eroe dei tempi moderni. Un uomo che, con le sue scelte e con la sua fierezza, è oggi considerato un punto di riferimento per i tanti appassionati di calcio e non solo. E lo testimonia l’affetto che tutta la Sardegna continua a tributargli anche dopo la morte. «Più che affetto – evidenzia Piras – parlerei di adozione. Riva è stato scelto come figlio d’anima da una comunità intera. Era un uomo che aveva subito una desertificazione affettiva nel periodo dell’infanzia e dell’adolescenza. Aveva conosciuto il collegio prima di cominciare a splendere nella sua grande capacità di eroe sportivo. Si ritrova, a un certo punto della sua vita, fra le braccia di un popolo che lo accoglie e gli fa trovare un amore semplice e discreto. Noi tutti abbiamo la capacità di amare e di essere amati, di lasciare in pace e di essere lasciati in pace. Con Gigi Riva ci siamo comportati esattamente in questo modo. È stato amato ma è stato anche lasciato in pace. Le sue gesta sportive lo hanno reso un eroe. Lo scudetto del Cagliari è probabilmente la più grande impresa della storia del calcio italiano di sempre. Ma, a parte questa vittoria, lui decide di rinunciare ai soldi che gli offrivano altre squadre per essere l’eroe del Cagliari, non cercando altri trofei per ottenere, invece, un destino di dignità e di coerenza».
Andrea Pala
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