A Cascais, in Portogallo, il decimo Unaoc global forum con l’adozione di un «Patto per il futuro». Con il gruppo Bmw, premiate le realtà che facilitano nel mondo il confronto tra popoli, anche con lo sport
Il calcio e lo sport come via di inclusione per rifugiati: tipo Mahdi Bahrami, arrivato in Austria dall’Afghanistan attraverso l’Iran dieci anni fa, oggi non solo laureato in chimica industriale ma anche allenatore e Youth leader di «Kicken ohne Grenzen» («Calciare senza confini») che finora ha contribuito a inserire oltre 1200 giovani di tutto il mondo nel tessuto sociale di Vienna. E del resto il calcio sembra funzionare bene a questo scopo anche nel cuore dell’Asia, dove il progetto Football and Beyond dell’associazione Shreeja India sfrutta proprio il potere unificante del pallone per colmare le divisioni tra classi sociali. Oppure c’è una app, attivata dal Devatop Center for Africa Development del giovane Joseph Osuigwe che l’ha chiamata «Talkam»e già adottata da 51 organizzazioni operanti in Nigeria e altri Paesi africani, per segnalare e tracciare casi di tratta e violazioni dei diritti umani.
Ecco, sono solo alcune tra le dieci realtà premiate la scorsa settimana a Cascais, Portogallo, nell’ambito dell’Intercultural innovation hub: iniziativa congiunta della United nations alliance of civilizations (Unaoc) e del gruppo Bmw con il supporto di Accenture all’interno del decimo Unaoc global forum. Attorno al tema «Uniti nella pace: ricostruire la fiducia, ridisegnare il futuro» ha riunito anche quest’anno leader politici, rappresentanti dell’impresa e del mondo accademico, personalità della società civile e funzionari dell’Onu a cominciare dal segretario generale António Guterres. Tante le tavole rotonde e tutte su questioni che se solo il Forum avesse potere vincolante sui Governi del mondo oggi staremmo tutti già meglio: dal «contributo della migrazione nella realizzazione di società pacifiche, inclusive, sostenibili» alla lotta «contro la cattiva informazione», dal «multilinguismo come facilitatore della diplomazia» alla «mediazione religiosa» e al «ruolo delle donne» come costruttrici di pace. In effetti il Forum si è concluso con la firma della «Dichiarazione di Cascais» e l’adozione di un «Patto per il futuro» fondato sul dialogo e il multilateralismo.
È questo il contesto in cui l’Intercultural innovation hub sostiene realtà per la promozione del dialogo non solo finanziandole ma affiancandole in tutoraggio per un anno. Quest’anno oltre a quelle citate in apertura e cresciute in Austria, India, Nigeria, sono state premiate organizzazioni attive in Botswana (Young Minds Africa Trust), Canada (Yellowhead sull’educazione), Indonesia (Surakarta Space Shaper, per città a misura di bambino), un «Circo sociale» in Zambia, un Centro internazionale per i giovani e le donne in Kenya, il laboratorio sulle migrazioni Global Nomads Group negli Usa.
«Esperienze eccezionali – sottolinea Ilka Horstmeier, del cda di Bmw – implementate da individui straordinari con un obiettivo comune: promuovere il rispetto reciproco tra culture, rifiutare l’estremismo violento, abbracciare la diversità. Anche noi, con 155mila dipendenti nel mondo, riconosciamo la comprensione interculturale come fondamento del nostro successo e arricchimento delle comunità in cui agiamo. Per questo siamo così orgogliosi della nostra partnership con Unaoc». Una possibilità di «cambiamento positivo duraturo verso un mondo più unito e inclusivo», precisa il sottosegretario Onu e alto rappresentante Unoac Miguel Ángel Moratinos.
E Ilka Horstmeier conclude: «Covid, guerre e tensioni globali – dice – hanno lasciato il segno. Le persone sono stanche di pensare al futuro come puro sacrificio. Questo dà spazio ai populisti di entrambe le parti. Invece il nostro compito è trovare soluzioni per mostrare che un approccio fondato sul “fare insieme” è possibile. E che in una prospettiva più ampia si possono realizzare successo economico, sostenibilità ecologica e responsabilità sociale».
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