Adessobasta, come Associazione impegnata nel sostegno alle donne vittime di violenza, esprime profonda condivisione per la delusione manifestata da Elena, sorella di Giulia Cecchettin, sul mancato riconoscimento delle aggravanti nella sentenza di ergastolo a Filippo Turetta. Riconoscere le aggravanti non è solo una questione tecnica: significa dare pieno valore al contesto di violenza di genere che troppo spesso anticipa tragicamente i femminicidi.
Questa sentenza, seppur severa, rischia di non rendere piena giustizia, trascurando il messaggio fondamentale che la violenza di genere non si manifesta solo attraverso azioni fisiche, ma si insinua nelle dinamiche di controllo, prevaricazione e giustificazione sociale. Non possiamo permettere che questa dimensione rimanga invisibile.
È essenziale che le istituzioni siano più vicine alle donne, a partire dalla scuola, dove deve iniziare un percorso culturale di prevenzione e sensibilizzazione, promuovendo l’educazione all’uguaglianza di genere. Insegnare ai bambini e alle bambine a decostruire gli stereotipi di genere. Educare al rispetto reciproco e alla valorizzazione delle differenze. Educare alle emozioni e ai sentimenti. È lì che possiamo insegnare il rispetto reciproco e il valore dell’autodeterminazione, contrastando gli stereotipi che alimentano l’indifferenza verso la violenza.
Solo con un impegno concreto e collettivo possiamo contrastare la giustificazione e l’indifferenza che alimentano questa piaga sociale.
Adessobasta ribadisce il proprio impegno per supportare le donne e promuovere una cultura che rifiuti ogni forma di violenza. Nessuna giustificazione per il femminicidio. Nessuna indifferenza.
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La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni: la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.
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