In provincia di Cuneo le imprese femminili registrate al Registro Camerale sono poco più del 20%, dunque appena al di sopra di un quinto del totale. In molti comuni della Granda l’occupazione femminile (calcolata tra i 25 e i 49 anni) è inferiore al 65%, contro una media del Nord Italia del 74%. E in ultimo – ancora più grave – le donne in questa provincia hanno una retribuzione al 34% inferiore a quella degli uomini. Insomma, nel sistema imprenditoriale e lavorativo della Granda la componente femminile continua a essere pesantemente penalizzata.
Un divario che negli ultimi anni si è andato progressivamente a colmare, anche se resta ancora un solco gigantesco prima di arrivare all’effettiva parità. A tracciare questa amara fotografia del lavoro femminile – proprio nei giorni in cui la violenza di genere in tutte le sue forme è al centro di manifestazioni e dibattiti di ogni tipo – sono stati i sindacati di provinciali di Cgil e Uil, a margine della loro ultima assemblea riunitasi la scorsa settimana. Anche sul fronte delle pensioni la lettura in “rosa” presenta disparità evidenti. «Le donne sono le più tradite – ha sottolineato il segretario dello Spi-Cgil Cuneo Giovanni Battista Panero -, su 164 mila pensionati in Granda oltre la metà sono donne con una media mensile di 1000 euro netti».
Ma l’attenzione dei Sindacati non si è rivolta soltanto all’universo femminile. Analizzando la situazione lavorativa nel suo insieme, emerge infatti come i dati sull’occupazione nella Granda siano molto diversi da come vengono presentati. «La narrazione che ci viene proposta è quella di una provincia che sta bene, dove la disoccupazione è al 3,4% e in cui la produzione tira – ha sottolineato Armando Dagna, segretario generale della Uil Cuneo-Asti -. La realtà, tuttavia, è un po’ diversa. I dati ci dicono che, su 100 assunzioni, 75 vengono fatte con contratti di lavoro precario, quasi il 40% fa un lavoro somministrato, intermittente e stagionale». E anche sulle retribuzioni, i Sindacati sfatano il mito della provincia ricca e prospera. Come rimarca ancora Dagna: «Le retribuzioni in provincia di Cuneo sono mediamente più basse di quelle di Torino e di altre province del Piemonte, ma anche della media italiana. Quindi, aldilà della narrazione, c’è ancora molto lavoro povero. E questo vuol dire meno contributi, meno tasse versate e quindi più difficoltà a mantenere in piedi il sistema pubblico». In conclusione dell’assemblea, le sigle Sindacali hanno espresso la loro preoccupazione per le tante aziende in difficoltà nel nostro territorio e per la crisi che riguarda un numero crescente di settori, per alcuni dei quali si è parlato di una «sitazione drammatica». Una preoccupazione legata al fatto che «Quando si cominciano a chiudere stabilimenti si crea un effetto domino, dalle conseguenze imprevedibili».
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