Più che un’edicola, era un’istituzione. Il 1° aprile del 1955 Duilio Casadio subentrò nella gestione del piccolo chiosco in legno abbracciato alla colonna d’angolo tra via Corrado Ricci e piazza dei Caduti. Per una persona avvezza agli spazi aperti della larga – faceva il trattorista conto terzi –, sopravvissuta alla campagna di Russia grazie a questa specializzazione meccanica – durante la tragica ritirata s’offrì volontario per aprire la strada a una tradotta bloccata dalla neve, riuscendo così a ricongiungersi col grosso dell’armata – forse una scelta difficile, ma che il tempo avrebbe premiato.
Erano gli anni della ricostruzione, dell’iniziativa imprenditoriale a tutti i livelli; anni in cui, dopo il disastro dell’avventura bellica fascista, il nostro Paese si riapriva alla vita democratica. Le testate giornalistiche aumentavano, s’affermavano nuove forme di vendita come le dispense per raccolte ed enciclopedie, la televisione era ben lontana dall’essere lo strumento onnipresente d’oggi, limitando le trasmissioni (e i canali) a qualche ora serale.
Il mondo editoriale era in continuo sviluppo e, in capo a pochi anni, Duilio ampliò l’edicola con una nuova, dotata di un piccolo riscaldamento. La posizione felicissima, vicina al cuore dantesco della città, i numerosi uffici e il grande afflusso turistico del periodo, permisero all’attività di consolidarsi e di passare dalla struttura di legno alle nuove edicole in acciaio e alluminio, trasferendosi dall’angolo dei portici a cavallo di due colonne.
Ricorda Augusto, il figlio di Duilio, come siano passati clienti illustri quali Gianni Morandi, Ugo Tognazzi, le gemelle Kessler; come la domenica, dopo la messa a San Francesco, il cardinal Tonini s’infilasse nell’edicola per parlare coi clienti; come Raul Gardini arrivasse nell’automobile guidata dal fedele Giulio – un ex poliziotto della Stradale – insieme al suo cane labrador; di quant’era sviluppato il turismo tedesco e la richiesta di cartoline illustrate. Anni in cui Ravenna s’arricchì di negozi, artigiani, uffici: si costruiva, si rinasceva.
Poi la città lentamente cambiò, gli uffici decentrati, i negozi chiusi, i turisti tedeschi solo un ricordo. Scomparso Duilio, nel 2000 la proprietà passò di mano a Saturnino Carnoli e poi sino agli attuali proprietari che, non avendo trovato acquirenti, hanno scritto la parola fine a oltre settant’anni di attività.
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