Nelle città più richieste, chi ha potuto ha comprato per rivendere, o investire negli affitti brevi, lasciando a bocca asciutta i lavoratori medi
Sei anni di stipendio. Sono quelli che in media servono a comprare una casa in Italia. Circa 69 cedolini che però nascondono ampissime differenze in base a dove si trova l’abitazione, che peraltro sono aumentate nel corso degli ultimi anni. A fornire i dati è un’elaborazione del Sole 24 Ore. La maglia nera va a Roma: per compare una casa servono 13,7 anni (165 mesi) di stipendio medio, che secondo l’Istat si attesta a 24 mila euro l’anno per i lavoratori dipendenti. Tra le città con il peggior rapporto tra retribuzione e prezzi delle case seguono Venezia (159 mesi), Firenze (151), Napoli (140), Rimini (135) e Milano (130). I migliori si registrano ad Avellino, Oristano, Caltanissetta, Agrigento, dove si può comprare casa con meno di 40 mensilità medie, meno di tre anni e mezzo di stipendio.
I prezzi salgono, gli stipendi meno
L’indagine considera due dati. Il prezzo medio di un bilocale di 60 metri quadrati in zona semicentrale delle città prese in esame fornito dal servizio specializzato Scenari Immobiliari, e lo stipendio medio dei lavoratori privati secondo l’Istat. I due valori sono cresciuti a ritmi differenti. Negli ultimi cinque anni le retribuzioni sono cresciute del 6%, mentre i prezzi delle case nei centri urbani dei capoluoghi di provincia hanno visto un aumento del 7,3%.
«Con la speculazione, per i giovani è impossibile comprare casa»
«Questi dati mettono in luce come in alcune città ormai per un giovane single sia diventato impossibile comprare casa da solo», commenta al Sole 24 Ore Mario Breglia di Scenari Immobiliari. «In certi poli urbani – continua Breglia – gli acquisti residenziali per investimento sono cresciuti molto negli ultimi anni. La maggiore liquidità disponibile, l’aumento della domanda turistica e la forte richiesta nei centri universitari hanno spinto i rendimenti. Di conseguenza il boom di compravendite per la messa a reddito in queste città ha fatto lievitare le quotazioni». Tradotto, chi ha potuto ha fatto incetta di case nelle città più richieste. E le città dove questo è avvenuto sono quelle più desiderate da lavoratori e turisti, che spesso si appoggiano agli affitti brevi. Nonostante rimanga il problema delle case sfitte che a Torino propongono di risolvere con una tassa che in Europa ha già mostrato effetti positivi.
Le città dove comprare costa di più
Anche in questa statistica l’Italia è spaccata in due. Ci sono 13 città dove il rapporto tra prezzi e stipendi è diventato inaccessibile. A guidare il gruppo degli aumenti più marcati ci sono Venezia, Roma e Milano. Nella città lagunare comprare casa oggi costa 18 mensilità in più rispetto a cinque anni fa, all’ombra del Colosseo e della Madonnina, l’aumento si ferma a 11. Rincari particolarmente marcati anche per Firenze (9,7), Como (8,9), Trento (8,2), Napoli (7,8), Rimini (7,8), Ferrara (7,4), Bologna (6,7), Torino (6,4), Verona (6,3), Genova (6,0). Alla luce di questi numeri appare chiaro che molti giovani richiedano l’aiuto dei genitori per comprare.
E quelle dove costa di meno
D’altronde, in oltre la metà dei capoluoghi italiani, 55 città su 105, comprare casa è diventato più economico. Lo sconto più consistente è quello di Rieti, dove oggi si compra casa con 9,5 mensilità in meno rispetto a cinque anni fa. Ne bastano 44,8. Meno di quattro anni di stipendio. A influire sul fenomeno sono un calo dei prezzi assoluti, e una migrazione di lavoratori che si trasferiscono da Roma, aumentando i redditi medi del Reatino. Si compra meglio oggi rispetto a un lustro fa anche a Lecce (-8,3), Messina (-7,4), Benevento (-6,4), Matera (-6,1), Reggio Calabria (-5,9) e Crotone (-5,5). In tutti gli altri capoluoghi gli aumenti e le diminuzioni di prezzo sono contenute tra +5 e -5 mensilità. La media nazionale risulta sostanzialmente stabile, con un incremento di 0,4 mensilità.
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