Certi matrimoni che s’hanno da fare comportano compromessi, si sa. È il caso dei “voucher Vesta” regionali, per i quali il Presidente Cirio ha sgombrato il campo su eventuali equivoci sui simbolismi. Il problema è che anche facendo finta di niente sui significati intrinseci non va invece per niente bene. L’assessore regionale Marrone annuncia in pompa magna l’ennesima mancetta in luogo di provvedimenti strutturali.
Dal 2025 al 2027 10.000 voucher all’anno, da mille euro l’uno, per le famiglie piemontesi, finanziati con il Fondo sociale europeo. Rivolti ai nuclei familiari con Isee fino a 35-40.000 euro (la cifra precisa sarà stabilita nei prossimi mesi) e bambini da 0 a 6 anni. Per ottenerli bisognerà presentare una domanda tramite uno sportello digitale. Tra gli aventi diritto, sarà data priorità ai primi a completare la procedura, con una sorta di click day.
Tutti pronti ai blocchi di partenza quindi, solo per accedere a un diritto: il genitore più veloce e più digitale vince. Tutti gli altri perdono. Così come si vanno perdendo i diritti universali grazie a questo modo d’intendere il sociale della Giunta regionale. Chi prima arriva meglio alloggia, dando per scontate le competenze e possibilità digitali delle famiglie in difficoltà.
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La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni: la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.
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