L’accesso alla giurisprudenza tributaria ha storicamente rappresentato un tema complesso e dibattuto. Per lungo tempo, l’Agenzia delle Entrate ha goduto di un vantaggio competitivo nell’accesso alle informazioni delle Corti tributarie, creando potenziali squilibri a livello di parità fra le parti processuali, in violazione del diritto di difesa sancito dall’articolo 24 della Costituzione italiana e del principio del giusto processo ex articolo 111.
Tale situazione, inoltre, è stata oggetto di attenzione anche per quanto riguarda l’articolo 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), che tutela il diritto a un equo processo.
Accesso ai dati delle Corti tributarie, lo stato dell’arte
A partire dal primo giugno 2021, il Processo tributario telematico (PTT) ha reso obbligatorio il deposito delle sentenze in formato digitale, effettuando un grande passo in avanti per la modernizzazione della giustizia tributaria in Italia.
L’Agenzia delle entrate, in tal modo, ha acquisito un accesso completo ai fascicoli in cui è parte, garantendosi così la possibilità di consultare e reperire le sentenze di merito emesse dai giudici di tutte le circoscrizioni. Questo le permette di inventariare ed elaborare tali decisioni, analizzandone le motivazioni e i ragionamenti. Di conseguenza, l’Agenzia può ottenere informazioni strategiche sui precedenti giurisprudenziali, utili sia nella fase preliminare che in quella processuale, con la possibilità di richiamarli e menzionarli nei procedimenti pendenti.
L’utilizzo di strumenti avanzati consente non solo una catalogazione dettagliata attraverso l’uso di metadati, ma anche l’elaborazione approfondita di questi ultimi grazie a tecniche di machine learning e deep learning. Questo sviluppo tecnologico amplifica ulteriormente l’asimmetria tra le parti private e l’Amministrazione finanziaria, conferendo a quest’ultima un significativo vantaggio informativo e strategico.
Già nel 2021, il Garante del contribuente per la Lombardia aveva sollecitato il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) al fine di rendere pubblicamente accessibili tutte le sentenze tributarie. Dal canto suo il MEF, in una nota del 24 marzo 2021, riconosceva l’importanza di una riduzione dello squilibrio nella disponibilità di queste sentenze, annunciando lo sviluppo di un progetto informatico finalizzato ad anonimizzare i riferimenti personali e a tutelare i dati sensibili, permettendo comunque di comprendere la fattispecie tributaria.
Il ruolo del PNRR
Nell’aprile 2021 è stato adottato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che ha delineato ambiziosi obiettivi di riforma per la giustizia tributaria. Tra questi, spicca la necessità di ridurre il numero di ricorsi in Cassazione e di garantire decisioni più rapide e adeguate. Per raggiungere tali scopi, è stato previsto, tra le modalità attuative, il miglioramento dell’accesso alle fonti giurisprudenziali attraverso il potenziamento delle piattaforme tecnologiche, rendendole pienamente accessibili al pubblico.
In questo contesto, il Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria ha delineato interventi concreti, proponendo un progetto triennale finalizzato a tradurre in pratica tali obiettivi. Questo progetto mira a rendere le risorse giuridiche più facilmente consultabili e a ottimizzare i processi decisionali, contribuendo così a una giustizia tributaria più efficiente e trasparente.
Il progetto Prodigit e l’uso dell’AI
Una svolta significativa, pertanto, si è registrata soltanto con l’avvio del progetto PRO.DI.GI.T. , finanziato con fondi europei del programma PON e realizzato con il coinvolgimento del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) e del Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria (CPGT), le quali hanno affidato la gestione delle componenti ICT a Sogei S.p.A. (società in-house del MEF).
Il progetto PRO.DI.GI.T. si è concentrato sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale per migliorare l’efficienza della giustizia tributaria, affrontando due sfide principali: la generazione automatica di “sommari” e la ricerca di informazioni in grandi corpus di documenti. L’obiettivo è stato quello di sfruttare strumenti avanzati per gestire l’enorme quantità di dati prodotti ogni anno, semplificando il lavoro di giudici e avvocati e velocizzando i processi decisionali.
Uno degli aspetti più innovativi è stato, senz’altro l’uso dell’IA per creare i “sommari” delle sentenze, utili per individuare rapidamente i punti chiave e valutarne la rilevanza. Questa funzionalità permette di risparmiare tempo prezioso, concentrandosi sugli aspetti più importanti di una decisione. Per ora, il progetto si è focalizzato sui sommari, lasciando ad una fase successiva l’integrazione nei massimari giuridici.
Per la generazione dei “massimari”, sono state testate due tecniche: la sintesi estrattiva, la quale seleziona frasi direttamente dal testo originale mantenendone coerenza e fedeltà, e la sintesi astrattiva, che invece crea un nuovo testo cercando di catturare l’essenza del contenuto. Quest’ultima tecnica, sebbene promettente, presenta il rischio di generare informazioni inesatte o non presenti nel testo originale.
I modelli di intelligenza artificiale utilizzati, come GPT-3.5 e GPT-4, hanno mostrato buoni risultati nella sintesi estrattiva, riuscendo a combinare frasi e frammenti significativi e a eliminare dettagli meno rilevanti. Tuttavia, sono emerse alcune criticità come, ad esempio, la tendenza a omettere alcune informazioni ritenute secondarie, ma che, in contesti complessi come le sentenze lunghe, possono risultare fondamentali. Questo aspetto ha influito negativamente sulla completezza dei massimari, di conseguenza, sulla soddisfazione degli esperti legali che hanno valutato il sistema.
Gli obiettivi
Tramite l’utilizzo di tali tecnologie si ritiene che si possa aumentare la prevedibilità delle decisioni giudiziarie e conseguenzialmente ridurre significativamente il contenzioso tributario. La prevedibilità è infatti considerata un valore rilevante, poiché potrebbe garantire alla collettività una maggiore certezza sull’orientamento giurisprudenziale vigente e sapere con maggiore certezza l’esito potenziale di un giudizio disincentiverebbe cause infondate e incoraggerebbe soluzioni conciliative.
Banca dati della giurisprudenza tributaria, vantaggi e fronti critici
La pubblicazione della Banca Dati della Giurisprudenza Tributaria di merito è avvenuta soltanto a giugno 2024, dopo ben tre anni dall’avvio del Processo Tributario Telematico (PTT), la quale finalmente consente l’accesso pubblico alle sentenze tributarie pronunciate a partire dal 2021, native digitali e debitamente anonimizzate. Questo passaggio segna un significativo progresso verso la parità processuale, poiché permette ai contribuenti e ai loro rappresentanti di accedere a decisioni rilevanti che potrebbero costituire precedenti utili per risolvere future controversie tributarie.
Sebbene l’iniziativa sia un grande passo avanti, la banca dati presenta alcune limitazioni. Attualmente, infatti, non comprende tutte le sentenze depositate. Inoltre, la copertura risulta eterogenea, con una rappresentatività non uniforme tra le varie Corti Tributarie italiane, difatti al 2 dicembre 2024 sono pubblicate 467.587 sentenze.
La banca dati rappresenta sicuramente un’innovazione per la fiscalità e il diritto tributario italiano, offrendo a cittadini e agli esperti del settore fiscale uno strumento prezioso per accedere alla giurisprudenza tributaria e difendere con maggiore efficacia i propri diritti. Si auspica che tale strumento venga progressivamente alimentato con tutte le sentenze delle corti di giustizia tributaria di primo e secondo grado, così da garantire una raccolta completa e aggiornato delle decisioni giuridiche in materia fiscale.
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