Il processo civile per l’eredità Agnelli è ripartito nella mattinata di lunedì 9 dicembre con una nuova udienza di oltre due ore presso il tribunale di Torino.
L’avvocato Dario Trevisan, legale di Margherita Agnelli, ha chiesto l’acquisizione nel giudizio civile dei riscontri provenienti dall’indagine penale in corso nei confronti dei figli John, Lapo, Ginevra Elkann e altri. Al termine dell’udienza il giudice si è riservato la decisione. “Siamo confidenti che le nostre istanze saranno accolte”, ha detto l’avvocato al termine dell’udienza.
Il testamento di Marella Agnelli
Marella Agnelli (all’anagrafe Marella Caracciolo), morta nel febbraio del 2019, aveva ereditato l’immenso patrimonio del defunto marito Gianni Agnelli. L’eredità è stata lasciata ai nipoti.
Margherita è una dei due figli di Gianni Agnelli. L’altro, Edoardo, è morto suicida nel 2000.
Il patto di Ginevra
Il processo per l’eredità Agnelli parte dagli accordi stipulati a Ginevra nel 2004, dopo la morte di Gianni Agnelli. Con essi, Margherita accettava il testamento della madre e rinunciava alle partecipazioni nelle società di famiglia, in cambio di beni per l’equivalente di 1 miliardo e 275 milioni di euro. Margherita Agnelli ricevette immobili, opere d’arte e altri beni liquidi accettando di rinunciare a qualsiasi influenza sulla società di famiglia “Dicembre”. Da quegli accordi, John Elkann venne ufficialmente designato come erede ideale e materiale di Gianni Agnelli, prendendo le redini dell’impero industriale e finanziario di famiglia.
Il ripensamento di Margherita Agnelli
In seguito Margherita Agnelli ha disconosciuto quel patto, sostenendo che le erano state nascoste le reali dimensioni del patrimonio di famiglia. Margherita ha inoltre chiesto di annullare il testamento della madre, ritenuto non vero o contenente vizi allo scopo di rimettere in discussione l’eredità.
Margherita Agnelli è così impegnata a dimostrare ai magistrati, sia in Italia che in Svizzera, un presunto disegno criminoso messo in atto dai figli.
Le aspettative dei legali di Margherita Agnelli
Al termine dell’udienza, i legali che curano gli interessi di Margherita Agnelli hanno diramato una nota:
Siamo convinti che le prove raccolte, che ricordiamo sono state già vagliate in diverse occasioni da giudici terzi (Gip, Tribunale del Riesame e Suprema Corte di Cassazione), certifichino in modo inequivocabile la fondatezza delle nostre ragioni, anche rispetto alla causa civile, con tutte le rilevantissime conseguenze che ciò comporta. È stato comprovato tra le varie circostanze, come Marella Caracciolo avesse residenza abituale in Italia e di come la stessa fosse intestataria di rilevanti patrimoni finanziari, detenuti all’estero, tramite trust, fondazioni e offshore (di cui gli Elkann e il notaio non hanno dato conto in sede civile violando l’ordine di esibizione del giudice). Prova ne è che gli stessi Elkann ed il notaio, con gli altri indagati non hanno neppure ravvisato elementi per impugnare, dandovi acquiescenza, il decreto di sequestro preventivo per 74 milioni emesso nei loro confronti dal Giudice per le Indagini Preliminari sulla base di fatti rilevanti anche per la causa civile.
I legali aggiungono che la vertenza è più che mai aperta e concludono dicendosi fiduciosi per gli sviluppi del braccio di ferro legale.
Uno dei numerosi colpi di scena nell’ambito del processo sull’eredità Agnelli si ebbe a febbraio 2024, quando nell’ultima verifica antiriciclaggio della Gdf emersero fondi per circa 900 milioni di dollari. L’ipotesi è che si tratti di quei “beni, produttivi di reddito” citati nel decreto di perquisizione, provenienti forse dall’eredità di Marella Caracciolo e, quindi, dall’Avvocato Gianni Agnelli.
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