Per gli speciali del martedì, focus sulla digital identity che cresce con gli strumenti di riconoscimento biometrico e a tutela dei dati. Nel mondo si contano 450 startup, da noi soltanto otto. «La maggior parte ha sviluppato un modello su strumenti di AI», afferma Giorgia Dragoni, direttrice dell’Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano
IT Wallet, carta di identità elettronica, identità digitale sono parole che stanno entrando, sempre più, nel nostro linguaggio comune, complice la possibilità, per tutti coloro che sono in possesso dell’identità digitale (SPID o CIE) di accedere al proprio “portafoglio digitale”, l’IT Wallet, direttamente dallo smartphone. La novità non arriva di certo senza preavviso: il 23 ottobre sono iniziate le fasi di sperimentazione prima su un campione di 50mila cittadini, poi, a novembre, prima 250mila persone e poi 1 milione di cittadini per terminare, giovedì 5 dicembre, con la possibilità di poter accedere al portafoglio digitale e caricare documenti per tutti i cittadini italiani. Un lungo iter che si inserisce all’interno del progetto European digital identity wallet e che, secondo il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’innovazione Alessio Butti, rappresenta «una pietra miliare nel percorso di digitalizzazione dell’Italia». Ma quante e quali sono le startup che in Italia si occupano di identità digitale? E in quali settori? Siamo andati alla scoperta di questo settore assieme a Giorgia Dragoni, direttrice dell’Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano.
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L’UE verso l’identità digitale
Come anticipato, l’IT Wallet si inserisce nel progetto European digital identity wallet, che prevede, entro il 2026, la possibilità per tutti i cittadini dell’Unione Europea di essere dotati di un proprio portafoglio digitale dove conservare documenti come la tessera sanitaria, la patente, la carta di identità, il passaporto, la carta europea della disabilità, la tessera elettorale, i titoli di studio conseguiti, tesserini se appartenenti a uno specifico albo professionale. Qualora venissero richiesti dalle autorità competenti, basterà aprire l’app sullo smartphone e mostrarli a chi di dovere per certificare la validità del documento (che è già stato validato da parte dell’autorità che lo ha rilasciato quando lo si è inserito nell’app). Un modo semplice e protetto da crittografia che garantirebbe un accesso sicuro e più comodo ai dati dei cittadini.
L’Italia si attesta tra i primi paesi dell’UE che hanno già sperimentato e dato avvio al progetto integrando sistemi di identità digitale preesistenti, come hanno fatto anche la Francia, il Belgio, l’Estonia, la Svezia. In Italia, infatti, il progetto è nato all’interno dell’app IO, che venne lanciata durante la pandemia come strumento per semplificare l’interazione tra cittadini e pubblica amministrazione. Ma non è questo l’unico caso di realtà che in Italia si occupano di identità digitale.
Le startup dell’identità digitale nel mondo
Giorgia Dragoni, direttrice dell’Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano, ha studiato a fondo chi e quante sono le startup che si occupano di identità digitale sia a livello globale che nazionale. «La ricerca ha preso avvio all’inizio di quest’anno – racconta la direttrice – In particolare, abbiamo studiato le startup identità digitale che sono nate dal 2018 in poi e hanno ricevuto finanziamenti a partire dal 2020 da parte di società di investimento, venture capitalist e business angel che operano nell’ambito identità digitale e gestiscono, interamente o parzialmente, processi di riconoscimento dell’utente. A livello internazionale, ne abbiamo individuate 450, che ad oggi hanno raccolto 2.5 miliardi di dollari in finanziamenti, in media 7.7 milioni per startup: un numero che è cresciuto negli anni». In particolare, nel 2021 l’Osservatorio ha individuato 260 startup, 254 nel 2022 e 450 nel 2023. «La maggior parte di queste sono localizzate nel Nord America, in Europa ne abbiamo contate il 27% – racconta Giorgia – Questo ecosistema, sia a livello internazionale che europeo, ha vissuto un forte aumento d’interesse sul tema soprattutto negli ultimi anni. Nel 2021 è partito un iter di revisione sull’identità digitale nell’UE, che ha generato nel mercato molti movimenti, sia in quello consolidato che in quello delle startup».
Le startup dell’identità digitale in Italia
Ma veniamo all’Italia: «Su 450 startup che abbiamo individuato a livello globale, solo 8 sono italiane», afferma la direttrice, specificando che si tratta di «un numero irrisorio se paragonato ad altre nazioni ma si deve tenere a mente che stiamo parlando di un mercato molto complesso in cui inserirsi perché il contesto è fortemente regolato e normato e da Paese e Paese possono esserci anche notevoli differenze». Queste 8 sono: Agree.Live, Biomeye, Confirmo, Cyberneid, Mopso, Nymlab, Toothpic, Voiceme. «In particolare, 6 su 8 sviluppano soluzioni che hanno a che fare con i sistemi biometrici: tra le innovazioni tech più interessanti perché permettono anche il miglioramento della user experience e della sicurezza. Di queste 6 startup, una si occupa di soluzioni biometriche basate sulla voce, una sul riconoscimento dell’iride e una sul riconoscimento facciale. 4 delle 8 appartengono al settore finanziario, uno di quelli più regolamentati e soggetto a normative sul riconoscimento dell’utente finale. Le restanti operano in settori variegati: dalla sanità al mondo aziendale. Un paio lavorano per la firma digitale non solo legata al riconoscimento dell’individuo, ma anche a servizi fiduciari e per la personalizzazione».
Le tendenze delle startup di identità digitale
In questo quadro in costante evoluzione, sono due le tendenze che si vanno delineando: «Una ha a che fare con il contesto normativo di riferimento, che rispetto al 2021 è cambiato ma non è ancora definitivo e ci sono continui cambiamenti in corso per chi vuole avviare una realtà che si occupa di identità digitale», spiega la direttrice. Poi c’è un’altra tendenza: «Quella del crescente interesse delle aziende private a questo settore per attrarre sempre più clienti – continua Giorgia – Dall’autenticazione del cliente da remoto alla gestione delle interazioni con questo».
I finanziamenti alle startup dell’identità digitale in Italia
In termini di finanziamenti: «Tra le startup italiane dell’identità digitale, tre di queste hanno incassato poco più di 500mila euro. La maggior parte ha sviluppato le proprie tecnologie sull’intelligenza artificiale, utile non solo per migliorare la sicurezza e analizzare grandi quantità di dati ma anche nuove tipologie di informazioni», conclude la direttrice che ci ha fornito un quadro specifico e preciso dello stato attuale delle startup operative in questo settore, un campo di cui si parlerà sempre più spesso e che, come afferma la stessa direttrice: «Senza dubbio crescerà».
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