I lavori a margine della Statale 36 sono già cominciati: per la primavera 2026 a Carate Brianza è attesa l’apertura di un nuovo garden center a marchio Viridea, il primo in Brianza e ottavo in Lombardia che porterà 70 nuove assunzioni. Con l’inizio del 2025 il cantiere dovrebbe entrare nel vivo del progetto di una struttura con oltre 7mila metri quadri di superficie di vendita su un’area di 46mila metri quadri complessivi, 2.600 dei quali destinati a vivaio e 16mila all’accoglienza (con laghetto e area giochi). All’esterno 300 posti auto.
Carate Brianza: lungo la Statale 36 i lavori per il nuovo garden center, le domande del centrosinistra
Ma sulla visione del territorio della maggioranza di Carate Brianza si interroga il Centrosinistra, andando ad analizzare l’ambito AT6, quello previsto nel Pgt per la realizzazione del nuovo Viridea, già ricompreso nel piano di governo della giunta Paoletti (2018), ma rideterminato con la nuova variante al piano di governo del territorio approvata definitivamente dalla giunta di centrodestra alla fine di dicembre. In questi giorni sono in corso i lavori di demolizione dei fabbricati esistenti. Prima dell’approvazione definitiva, era pervenuta agli uffici comunale una sola osservazione a firma del consigliere comunale del Partito democratico, Marino Valtorta, per conto del centrosinistra, appunto.
L’ex assessore all’Urbanistica aveva evidenziato in particolare alcune «carenze» presenti nell’accordo tra il privato e il Comune, allegato al piano. Fra queste, Valtorta aveva evidenziato la non quantificazione delle aree, la mancanza del termine di ultimazione dei lavori a scomputo degli oneri da parte dell’operatore, la quantificazione delle garanzie per il Comune, definita «bizzarra» e non tale da garantire l’amministrazione, osservazioni che sono state in parte recepite, in parte controdedotte. Il documento urbanistico firmato dal Centrosinistra prevedeva esclusivamente la destinazione produttiva, trattandosi di un’area industriale.
Carate Brianza: lungo la Statale 36 i lavori per il nuovo garden center, cronistoria
Proprio per questo motivo e in linea alle destinazioni degli altri siti produttivi della zona, l’allora maggioranza di centrosinistra aveva previsto che il 40 per cento fosse edificabile (di cui 10 il per cento vincolato per gli artigiani), il 60 per cento era destinato a verde. Ora, con la variante del 2023, la destinazione dell’area che si affaccia sulla statale 36, al cospetto del futuro palazzetto sportivo di via Tommaso Grossi, come fa emergere il Pd, carte alla mano, è diventata commerciale e agricola, si può edificare su un’area di 38mila metri quadrati, il doppio rispetto al Pgt del 2018, l’area a verde è stata portata al 15 per cento contro il 60 per cento previsto cinque anni prima. Di questo 15 per cento, parte è usato per i parcheggi e per gli accessi. Fra le evidenze del centrosinistra, anche la questione del traffico, che, invece, secondo lo studio presentato dall’operatore, non subirerebbe ripercussioni sostanziali. La società milanese, in una delle osservazioni presentate dopo l’adozione, del piano attuativo relativo all’ambito di trasformazione At6 aveva chiesto e ottenuto per l’area, la non esclusione di quella «agricola», tra le destinazioni d’uso ammesse proprio per potere dare corso all’insediamento commerciale che svolgerà «prevalentemente attività connesse al settore agricolo, inerenti la coltivazione di prodotti di coltura e la messa a dimora di piante». Secondo il cronoprogramma, a partire dall’inizio del nuovo anno si entrerà nel vivo del progetto con l’avvio della fase di costruzione della nuova struttura del garden center.
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