ANCONA Doveva essere una festa ma alla fine è stata poco più che una celebrazione. Tra crisi intestine e un drammatico Natale per centinaia di lavoratori marchigiani, Confindustria Ancona ha officiato il gran finale del suo ottantesimo compleanno in uno dei periodi più bui per il fare impresa del nostro territorio. Ha avuto modo di parlarne, ieri, nell’Aula Magna dell’Università Politecnica delle Marche, anche il neo presidente della sezione dorica degli industriali Diego Mingarelli.
Il modello
Un intervento fiume il suo, durato più di 15 minuti ma capace di non tirare mai in ballo gli affaire Beko, Fedrigoni e Moncaro. «È fondamentale investire nella formazione delle persone e dei collaboratori per far sì che chi oggi si trova a fronteggiare la perdita dell’impiego possa avere le risorse per reinventarsi» ha detto. Perché sembrano davvero essere finiti i tempi del modello marchigiano. Quel modo di fare impresa, tutto nostrano, che i decani dell’industria locale hanno mutuato dall’illuminato re delle macchine da scrivere Adriano Olivetti. Persone come Francesco Merloni, «un imprenditore ottimista e visionario che da poco non è più con noi» è l’esempio portato da Mingarelli per raccontare di quel modo d’intendere l’azienda come un elemento fondamentale del tessuto sociale nel quale è calata. Altri tempi, altre storie. Oggi quel mercato dell’elettrodomestico (e non solo) che ha fatto grandi le Marche rischia infatti di trascinarle nel baratro di una crisi sociale senza precedenti. «Abbiamo il dovere di accompagnare le persone in questo percorso di trasformazione» ha aggiunto Mingarelli sul mercato che cambia. «Siamo consapevoli che questo percorso di transizione non sarà semplice – ha messo poi in chiaro – ma è proprio questo il momento in cui dobbiamo fare squadra». Ecco, forse, la seconda stoccata.
Gli ospiti
L’aria non era quella giusta per parlare delle lotte intestine che hanno portato alla sofferta elezione di Mingarelli come successore di Pierluigi Bocchini e infatti nessuno dei relatori s’è azzardato a parlarne. Però certe cose non si possono cancellare. Ora ci sono problemi più grandi. Tanti gli ospiti che si sono poi avvicendati ieri pomeriggio, dai saluti istituzionali del sindaco Daniele Silvetti a quelli del padrone di casa, il rettore Gian Luca Gregori. Passando per gli spunti più tecnici dell’economista Veronica De Romanis e fino all’arguta oratoria del giornalista Beppe Severgnini, coordinati dalla giornalista di SkyTG24 Mariangela Pira. Una celebrazione più che una festa, di nuovo. Qualche risata c’è scappata ma non è stato di quei compleanni chiassosi e bonari che si fanno tra amici. L’unico sprazzo di convivialità è stato il buffet finale. Una lunga tavolata di leccornie e bevande che per non risultare stonata nei confronti di chi questo Natale non lo passerà festeggiando s’è dovuta inventare il dono degli avanzi a un’associazione che si occupa della distribuzione di pasti alle persone in difficoltà. Ma ogni suggestione mariantonettiana è puramente casuale.
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