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a giudizio i fratelli Zuppardo – #finsubito prestito personale immediato – Richiedi informazioni


Estorsione aggravata. Questa l’accusa  dalla quale dovranno difendersi i fratelli Maurizio e Marco Zuppardo, rinviati a giudizio dal giudice per l’udienza prelimnare del Tribunale di Latina Barbara Cortegiano insieme all’ex comandante della stazione dei carabinieri di Borgo Sabotino Antonio Persichino, accusato di omessa denuncia di reato.

I fatti oggetto del procedimento penale risalgono al settembre 2019 quando i due hanno fatto il loro ingresso nel negozio Pro-Fishing di borgo Sabotino, attività di vendita all’ingrosso di articoli per la pesca sportiva intimando al proprietario, dopo una colluttazione, di consegnare loro 100 euro il tutto impugnando un coltello a serramanico. Quando nel negozio è entrata un’altra persona la minaccia è stata rivolta anche a quest’ultima: mentre Maurizio brandiva l’arma il fratello Marco, rafforzando con la propria presenza l’azione intimidatoria, ha intimato ad una terza persona intervenuta in difesa delle vittime, di andarsene dal locale.  Per quanto riguarda Maurizio Zuppardo gli viene contestato anche l’avere portato fuori dall’abitazione senza giustificato motivo il coltello. Il militare dell’Arma invece, almeno secondo gli accertamenti effettuati dalla Squadra mobile di Roma, non avrebbe proceduto alla denuncia, una tesi contestata dal suo legale, l’avvocato Alessandro Mariani che in udienza ha sottolineato che il suo assistito non era presente sul posto subito dopo l’estorsione e che erano intervenuti due carabinieri della sezione radiomobile di Latina i quali presero atto di quanto avvenuto senza che il titolare del negozio sporgesse denuncia. I tre indagati dovranno comparire davanti al giudice monocratico del Tribunale di Latina Enrica Villani il 25 settembre del prossimo anno.

All’epoca del fatto Maurizio Zuppardo non era ancora diventato collaboratore di giustizia, passo che avrebbe compiuto soltanto alcuni mesi dopo ma tale rapporto è stato interrotto alcuni mesi fa quando il  Ministero dell’Interno lo ha estromesso dal programma di protezione ritenendo “le sue condotte tali da rendere superflue o inutili le misure di protezione e incompatibili con le finalità previste dalla legge”, provvedimento contro il quale il 48enne ha presentato ricorso.  



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