Parma, 12 dicembre 2024 – Sono state depositate presso la procura di Parma le relazioni tecniche della medico legale Valentina Bugelli e dell’antropologa forense Francesca Magli, incaricate dai pubblici ministeri di chiarire se il primogenito di Chiara Petrolini (il secondo corpicino ritrovato) fosse ancora vivo al momento del parto. Nonostante la difficoltà nell’analizzare strutture molli o tessuti cartilaginei, le esperte tendono a escludere che il neonato fosse morto prima del parto, suggerendo che il decesso potrebbe essere avvenuto dopo la nascita.
La misurazione delle ossa, che risultano compatibili con un neonato di almeno 40 settimane di gestazione, e lo studio delle gemme dentali embrionali porterebbero e escludere con buona probabilità una morte intrauterina. Tuttavia, per avere la certezza della vitalità di un bambino al momento della nascita è necessaria la presenza della stria neonatale, ossia una linea di arresto di crescita nello smalto e nella dentina. Nel primogenito di Petrolini non è stata rilevata, sebbene potrebbe non aver avuto il tempo di formarsi, specie se il piccolo fosse morto entro pochi minuti dal parto. Nell’interrogatorio del 10 settembre, Petrolini aveva dichiarato che alla nascita il bimbo “non respirava”.
Lo scenario suggerito da Bugelli e Magli rafforza l’ipotesi avanzata fin dalle prime fasi dall’inchiesta del procuratore Alfonso D’Avino, secondo cui il neonato, sebbene nato vivo, sarebbe stato ucciso successivamente al parto. Il caso, che ha preso piede nel filone di indagine per duplice omicidio e soppressione di cadaveri, riguarda anche il secondo neonato, sepolto insieme al primo a Vignale di Traversetolo.
Dal 20 settembre, Chiara Petrolini è agli arresti domiciliari. Il Tribunale del Riesame di Bologna ha dato ragione alla Procura e ha ordinato che la 22enne sconti la custodia cautelare in carcere. Per l’eventuale esecuzione si attende ora l’esito del ricorso presentato alla Cassazione da parte dei legali della giovane.
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