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Giovani e lavoro, per la Sardegna in arrivo una “glaciazione demografica” #finsubito prestito immediato


CONFARTIGIANATO SARDEGNA

Nei prossimi 20 anni si perderanno 277mila cittadini in età lavorativa e quasi 80mila under 35. Presentato il dossier di Confartigianato Imprese Sardegna sul calo della popolazione e la perdita di produzione ed economia.

CAGLIARI | 14 dicembre 2024. Sulla Sardegna è in arrivo una impetuosa “glaciazione demografica” che colpirà la popolazione lavorativa e, soprattutto, i giovani. Nei prossimi 20 anni, infatti, i cittadini in età lavorativa tra 20 e 64 anni passeranno dai 922.209 di quest’anno ai 645.152 del 2044, con un calo di 277.057 unità, equivalente ad una diminuzione del 30,0%. Inoltre, il trend demografico dei giovani fra i 15 e i 35 anni, scenderà dagli attuali 287.970 ai futuri 208.110, per una perdita netta di 79.860.

È quanto emerso dall’analisi “Giovani, imprese e lavoro. Le evidenze per la Sardegna”, realizzata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, su fonte Istat, Eurostat, Unioncamere e Ministero del Lavoro, presentata questa mattina a Cagliari, durante i lavori dell’assemblea generale di Confartigianato Sardegna svoltasi al THotel. I dati sono stati presentati dal presidente nazionale dei Giovani Imprenditori di Confartigianato, Riccardo Porta, che ne ha discusso con il vice presidente nazionale di Confartigianato Imprese, Fabio Mereu, e con il presidente regionale di Confartigianato Sardegna, Giacomo Meloni, di fronte a un’ampia platea di imprenditori artigiani provenienti da tutta l’Isola.

CONFARTIGIANATO SARDEGNA dossier giovani e lavoroCONFARTIGIANATO SARDEGNA dossier giovani e lavoro

È un futuro demograficamente plumbeo quello che incombe sull’Isola secondo l’analisi che rileva come nei prossimi vent’anni, nello scenario mediano, e quindi nella variante ritenuta più probabile nel processo di stima, la popolazione in età lavorativa tra 20 e 64 anni passerà da 922.209 residenti del 2024 a 645.152 del 2044, con un calo di 277.057 unità, equivalente ad una diminuzione del 30,0%. Come termine di raffronto, in valore assoluto il calo di popolazione del prossimo ventennio è pari all’85,6% dell’attuale occupazione in tutte le imprese attive in Sardegna (323.694 addetti nel 2022) ed è addirittura superiore all’attuale intera occupazione delle micro e piccole imprese sarde (264.265 addetti). Secondo i dati, l’Isola è la regione italiana che registrerà il calo demografico più intenso della popolazione in età lavorativa nei prossimi vent’anni, superando di circa cinque punti il calo del 25,1% del Mezzogiorno e risultando di intensità quasi doppia della riduzione del 16,1% della media nazionale.

L’analisi del trend demografico sui giovani (13-35 anni) dice che nel 2004 questi erano 455.769 contro i 287.970 di oggi con un calo registrato di 167.799 (-36,8%) che pone l’Isola all’ultimo posto nazionale per popolazione giovane. Facendo la proiezione sul 2044, i giovani fra 20 anni saranno solo 208mila con una perdita netta sul 2024 di quasi 80mila e di 247mila rispetto al 2004 (-54,3%) che pone la Sardegna all’ultimo posto in Italia. A livello territoriale Cagliari è passata dai 199mila del 2004 ai 76mila di oggi, equivalente a -43mila e un calo del 36,3%; Nuoro passa da 61 ai 28mila (calo di 22mila ovvero -36,8); Oristano da 44mila a 18mila (-18mila e -40,9%); Sassari-Gallura da 128mila a 89mila (-39mila e -30,8%).

Il dibattito è servito anche a tracciare un quadro delle imprese giovanili nell’Isola dove ogni anno, nascono circa 1.000 imprese giovanili. L’analisi racconta di 13.700 attività, l’8% di tutte le aziende registrate nell’Isola; 4mila sono quelle giovanili femminili (il 29.3% sul totale delle giovanili) e 1.320 quelle giovanili straniere (il 9,6% sul totale delle giovanili). Nell’artigianato 2.600 sono quelle giovanili artigiane (il 7,5% sul totale iscritte all’albo artigiani); di queste 696 sono imprese giovanili femminili artigiane. Il passaggio generazionale ha interessato, tra il 2016 e 2022, solo il 7,7% delle attività: di questo il 95% è avvenuto tra familiari. Gli occupati under 35 nell’Isola sono 112mila: tra il 2019 e 2023, la variazione è stata di -4mila unità, equivalente a -3,8% (ultimi in Italia). Il tasso di occupazione under35 tra il 2019 e il 2023 è cresciuto dell’1,7%, passano dal 37,4% al 39,1%. Rimane ancora la difficoltà nel reperire addetti giovani. Infatti nell’Isola su 40mila under35 da assumere, 17mila sono difficili da trovare, il 42,3%. Tra il 2022 e 2023 la difficoltà nel reperire giovani è aumentata del 3,9%. Il mismatch, ovvero il danno causato alle imprese tra la ricerca e la difficoltà di reperimento, per le aziende sarde è calcolato in 223milioni di euro: 109 su Cagliari, 18 su Nuoro, 12 su Oristano e 84 su Sassari-Gallura.

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Secondo Riccardo Porta, presidente nazionale dei Giovani Imprenditori di Confartigianato, «per contrastare l’emorragia di giovani e il declino demografico, le piccole realtà devono essere parte di una strategia integrata che favorisca la loro continuità e, soprattutto, la transizione generazionale. Puntare sui giovani e sul loro potenziale è l’unico modo per evitare che la Sardegna si trasformi in una terra di opportunità perdute e una regione senza più abitanti».

Per Fabio Mereu, vice presidente nazionale di Confartigianato, «la drastica riduzione della popolazione in età lavorativa e del numero di giovani nell’arco dei prossimi vent’anni rappresenta una sfida non solo per il mercato del lavoro, ma per l’intero sistema socioeconomico dell’isola. Le difficoltà di reperire personale qualificato, soprattutto giovane, e l’aumento del mismatch tra domanda e offerta di lavoro amplificano le problematiche delle imprese locali. Il danno economico calcolato, pari a centinaia di milioni di euro, sottolinea come la mancanza di competenze stia diventando un fattore limitante per lo sviluppo».

«È essenziale – conclude Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – che le istituzioni e le imprese lavorino insieme per invertire il trend, incentivando i giovani a rimanere o tornare sull’isola, migliorando le condizioni lavorative e investendo in formazione avanzata. Parallelamente, politiche che favoriscano il passaggio generazionale nelle imprese e che sostengano la nascita di nuove attività, specialmente giovanili e artigiane, potrebbero rappresentare un passo cruciale verso un futuro più sostenibile per la Sardegna».

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