I ministri, viceministri e sottosegretari non eletti in Parlamento potrebbero presto essere pagati quanto i loro colleghi che sono anche parlamentari: l’equiparazione è prevista in un emendamento alla Manovra che ha scatenato le proteste dell’opposizione.
Ecco quanto guadagneranno di più
Il Sole 24 Ore ha fatto i conti: secondo il quotidiano, a un’indennità mensile da 10.435 euro lordi si aggiungerebbero 3.503,11 euro della diaria incassata da deputati e senatori e i 3.690 euro di rimborsi per l’esercizio del mandato.
A questi 7.193,11 euro al mese si aggiungono 1.200 euro l’anno per le spese telefoniche e i rimborsi viaggio.
Chi avrà diritto agli aumenti
L’emendamento riguarda otto ministri di questa legislatura: Matteo Piantedosi (Interno), Andrea Abodi (Sport), Guido Crosetto (Difesa), Marina Calderone (Lavoro), Alessandro Giuli (Cultura), Giuseppe Valditara (Istruzione), Orazio Schillaci (Salute) e Alessandra Locatelli (Disabilità).
A loro si aggiungono 9 tra viceministri e sottosegretari.
Per la copertura sono previsti circa 1,3 milioni di euro lordi all’anno a partire dal 2025.
Le proteste dell’opposizione
La misura ha subito attirato le proteste dell’opposizione. “Norma vergognosa”, scrivono i parlamentari M5S in una nota. “Mentre con una mano aumentano gli stipendi ai ministri, con l’altra bloccano il salario minimo – ha detto Elly Schlein all’Assemblea del Pd – Che non si dica che questo governo non sa scegliere le priorità”.
Crosetto raddrizza il tiro: “Valga dal prossimo governo”
Dopo le polemiche, il ministro Crosetto – tra quelli interessati dagli aumenti – ha voluto raddrizzare il tiro.
I relatori del testo che ha equiparato la retribuzione dei ministri non parlamentari a quelli eletti nelle Camere, hanno voluto “presentare un atto giusto e sensato che va difeso come principio”, scrive su X. Ma “siccome non ci servono inutili polemiche pretestuose per smorzarle basta prevedere che non valga per gli attuali membri del Governo non parlamentari ma solo per i ministri dei futuri Governi“.
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