dal parcheggiatore abusivo con 42 mazzi di chiavi alle start up più innovative #finsubito prestito immediato

I parcheggiatori abusivi sono ormai una sorta di “esercito invisibile” che presidia le strade di Catania. Andrea Di Grazia e Marco Carlino, nel loro video reportage, hanno mappato le aree più colpite e documentato gli interventi della polizia. Dalle arterie del centro storico al litorale, i “signori col cappellino” trasformano i parcheggi in piccoli feudi, intrecciandosi con le fragilità sociali e le carenze infrastrutturali della città. Come in via Beato Bernardo dove l’abusivo “professionista” custodiva 42 mazzi di chiavi.

In un’intervista esclusiva a Dossier, l’arcivescovo di Catania Luigi Renna fa un bilancio dopo tre anni del suo mandato. Valerio Musumeci lo ha incontrato e il risultato è stato un colloquio a tutto campo: dalla situazione dell’arcidiocesi alla “mancanza di visione delle istituzioni e degli imprenditori”, dal dialogo con le altre religioni alle prospettive future. Ha elogiato una “terra straordinaria”, ma da presidente della Commissione per i problemi sociali della Cei non nasconde che “i poveri aumentano” e “anche chi lavora è in sofferenza”. 

Alla scoperta delle startup più innovative di Catania: quali sono e quanto fatturano. E’ l’approfondimento di Ivana Zimbone che ha analizzato le realtà presenti sul territorio nonché le difficoltà maggiori degli aspiranti imprenditori, che incubatori e acceleratori promettono di risolvere. I dati mostrano che sono in crescita e creano posti di lavoro. Sono partite da prodotti locali per diventare pioniere in soluzioni bio, come l’azienda che ha ideato l’alternativa alla pelle animale con sottoprodotti di arance e ficodindia. Ecco come fondarne una.

La nuova arma hi-tech della mafia, cosa sono i criptofonini e quali segreti nascondono. Si tratta di smartphone anti intercettazione, diventati essenziali per il narcotraffico internazionale e il riciclaggio di denaro. Rosita Rijtano ne ricostruisce l’utilizzo dal clan Mazzei al boss di Pagliarelli Calvaruso. In Italia, infatti, il primo a sfruttare questa tecnologia – o, almeno, il primo conosciuto alle forze dell’ordine – è stato un uomo legato al clan catanese dei Mazzei, i cosiddetti “carcagnusi”. 

Dossier svela i retroscena dell’operazione “Cemento” della polizia, che ha portato all’arresto di 18 persone. Due i business, uno al femminile e l’altro al maschile, che però erano riforniti dagli stessi corrieri. Dossier delinea il ritratto e il ruolo delle tre “regine della cocaina” che gestivano la droga arrivata dalla Calabria: giovani e incensurate, sarebbero state loro a custodire l’enorme carico di stupefacente che, una volta arrivato a Catania, veniva rivenduto solo all’ingrosso, e solo a gente fidata. Uno dei pusher ai domiciliari: “Non so se hai visto CataniaToday. Non posso venire”.