Rischia di salire a mezzo miliardo – rispetto ai 400 milioni previsti – il conto presentato da Palazzo Chigi alle banche per finanziare il mini-taglio dell’Ires premiale. Nella bozza degli emendamenti circolata ieri il governo ha presentato lo schema per modificare – con un taglio di quattro punti e non cinque come auspicato dalle imprese – l’imposta sui redditi delle società per le realtà che reinvestono gli utili e garantiscono occupazione. Confermati i paletti per ottenere una riduzione dell’aliquota dal 24 al 20 per cento: una quota non inferiore all’80 per cento degli utili come riserva e un altro 30 (non inferiore a 20mila euro) per gli investimenti; la forza lavoro stabile negli ultimi tre anni; nuove assunzioni; nessun ricorso alla cassa integrazione. Ma le sorprese sono arrivate sul fronte delle coperture. Creando non poco malumore nel mondo del credito, che assieme alle assicurazioni si è già vista “prelevare” 6 miliardi in questa manovra. I fondi per finanziare l’Ires premiale arriveranno attraverso un intervento sull’aliquota relativa al recupero della stessa Ires dovuta dagli istituti. Un credito che, a sua volta, è consentito «tramite la compensazione tra il maggior reddito imponibile dovuto al rinvio delle Dta con le perdite pregresse». Soprattutto l’aliquota di questa compensazione, già portata al 65 per cento nella manovra approvata in Consiglio dei ministri, viene ulteriormente abbassata per il 2025 al 54 per cento. Nelle scorse ore, si ipotizzava il 60 per cento.
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Timori e pressioni
Non mancherebbero pressioni del mondo bancario sul governo per cambiare i contorni finanziari della norma. Il vicepremier, e leader della Lega, Matteo Salvini parla di misura «assolutamente ragionevole». Ma per capire i timori del credito è utile leggere le stime di Unimpresa: «Secondo la relazione tecnica, l’abbassamento dall’80 al 65 per cento di questo sgravio avrebbe comportato, per il 2025, un maggior gettito pari a 695 milioni, in virtù della base imponibile più ampia. Ne consegue che l’ulteriore riduzione di 11 punti, che farebbe calare l’abbattimento fiscale al 54, genera un ulteriore incasso per lo Stato, in termini di Ires pari a 510 milioni».
Vengono ripristinati i tagli da 425 milioni ai finanziamenti per l’avanzamento della Metro C di Roma. Il ministero dell’Economia ha inserito nel fondo Diritto alla mobilità e sviluppo dei sistemi di trasporto 350 milioni nel 2027 e 75 milioni nel 2028, dove sono previste le risorse per il prolungamento dell’opera.
Sempre negli emendamenti del governo sono molte le misure destinate alle imprese. La web tax verrà applicata soltanto alle realtà con ricavi superiori ai 750 milioni euro. La nuova finanza sorride perché – dopo il 42 per cento paventato – il prelievo sulle criptovalute si ferma al 26, per salire dal 2026 al 33. Si applicherà però a tutte le transizioni. Tagli al fondo dell’editoria, per il quale ci sono solo 20 milioni. Protesta il settore. Il Mef fa un passo indietro sulla nomina di loro revisori nelle realtà che ricevono fondi pubblici. Ma queste dovranno far certificare il bilancio da via XX Settembre. Per il Sud ritorna una decontribuzione al 25 per cento per le nuove assunzioni nella Zes unica, dove passa da 1,6 a 2,2 miliardi il credito di imposta per macchinari e investimenti. Salgono a 4mila euro lorde le borse di studio per gli studenti in medicina e si rinvia di un anno la riduzione del personale amministrativo della scuola. In fibrillazione l’industria del gioco per l’aumento delle tasse sul cosiddetto cassetto, le cifre non vinte: dal 25,5 per cento per giochi di carte o bingo a distanza, al 24,5 per le puntate online. Le banche avranno 12 ore per trasferire agli esercenti l’entità dei pagamenti elettronici.
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