Di Francesca Dallatana Parma, 15 dicembre 2024 –
La scrittura rende liberi.
Libera il tempo dall’inquinamento della corsa alla competizione. Strappa il velo dell’ipocrisia. Abbandona alla penombra dell’inutilità le relazioni obbligate, quelle imposte dalle situazioni.
I gruppi di lavoro sono obbligati. La scrittura richiede solitudine.
Una penna, il silenzio.
Per Simone Perotti la scrittura è un talento.
Il coraggio lo si ha. Non lo si dà. Simone Perotti formalizza pubblicamente il suo saluto alla follia delle aziende con il suo primo libro, diventato in breve un best seller. E’ il 2009, quando pubblica “Adesso basta”, per Chiarelettere.
La scrittura è un esercizio di realismo. Ha bisogno di tempo. E di una bolla di silenzio, in una stanza tutta per sé. Virginia Woolf lo ha detto forte.
La penna ha accompagnato la navigazione di Simone Perotti verso il mare grande e ricco di se stesso. Lo ha fatto nei primi anni dieci del terzo millennio dopo una carriera da manager. Non è stata una condizione imposta dal mercato. Ma un’intuizione, in risposta a un’esigenza personale profonda.
Il lavoratore Simone Perotti è un giovane manager quando saluta cordialmente il mondo dell’impresa. Spinge sguardo e pensiero oltre l’orizzonte del qui ed ora frenetico delle aziende. Sceglie se stesso. Si fida di se stesso. Non è un salto nel buio. Perché in se stesso ha trovato qualcuno, per dirla con Huysmans.
Ha percorso una possibilità di espressione intellettuale e personale fuori dalle strade strette imposte dall’industria del consumo.
Val di Vara: adesso basta.
Val di Vara, Liguria di levante. E’ il territorio più esteso della Regione ligure. E quello meno popolato. Vivere qui significa scegliere un ritmo diverso rispetto a quello imposto dalle aziende.
E’ da qui che Simone Perotti rilancia. E’ qui che ritrova il silenzio della montagna e il respiro del mare.
Si può vivere fuori dai distretti industriali, fuori dai labirinti della logistica impazzita, liberi dallo sfruttamento lavorativo, senza inquinamento mentale da stress da lavoro.
Lo scrittore si è consegnato a se stesso. Riporta la mente al talento. Presta tempo e braccia ai lavori di complemento che gli permettono di raggiungere il reddito necessario per una vita quotidiana dignitosa.
Una casa in sasso, ristrutturata con la tenacia delle mani; i lavori del mare e al mare: le barche e la navigazione; il tempo per sé; la valorizzazione delle relazioni umane.
E la difesa del proprio spazio personale e della propria scelta.
Downshifting.
Ingranare la marcia ridotta non significa essere disoccupati. La vita dello scrittore Simone Perotti in Val di Vara è intensa e richiede impegno: fare legna, ristrutturare e manutenere la casa, i lavori del mare. E la scrittura, che non è un’attività residuale. Ma è il motore.
Il downshifting è una condizione invidiata. Da chi è rimasto prigioniero nel labirinto ansioso delle continue dimostrazioni di fumosa genialità. Scegliere il downshifting significa conoscere bene le dinamiche dell’efficacia e dell’efficienza.
Non si vive solo di parole. Simone Perotti fa i conti, scrive il bilancio con i conti alla mano. Lo fa raccontando la vita in Val di Vara. Ma anche scrivendo le somme necessarie alla vita quotidiana. Il primo bilancio del progetto di downshifting arriva con: “Avanti tutta” È il titolo del “Manifesto per una rivolta individuale. Contro la follia delle aziende e l’inerzia dei lavoratori.”, pubblicato ancora da Chiarelettere. E’ trascorso qualche anno dal primo libro. Il progetto di rivolta individuale ha avuto successo.
Il downshifting è una condizione criticata. Potrebbe essere tacciata di scelta radical chic. Difficile da capire. Suona come un ritiro dal mondo, come una resa. Oppure come un parcheggio da ricchi.
Il downshifting è una scelta. E’ un messaggio forte e chiaro in nome di una vita rispettosa dei talenti e del tempo, che non ha replica.
Downshifting e aziende.
I libri e i messaggi di Simone Perotti non sono un vuoto esercizio di scrittura. E’ riduttivo pensarli come la cronaca di una scelta di vita individuale fuori dagli schemi.
Dalla narrazione fluida e diretta si intrecciano messaggi ispirati all’equilibrio psicologico dei lavoratori e alla sostenibilità ambientale della produzione. Non è un messaggio controcorrente. Ma è un auspicio ispirato alla solidarietà al rialzo capace di riconoscere talenti, di permettere la libera espressione delle potenzialità di ciascuno.
Spreco.
Prime ad essere sprecate sono le occasioni di dire le cose. Sprecate perché non convenienti a fronte di necessità individuali del qui ed ora oppure perché non colte da uno spirito critico ispirato da onestà intellettuale e da capacità di analisi.
A proposito di aziende, lo scrittore fa notare la forte differenza fra gli stipendi dei dirigenti e quelli degli operai. Prosegue sottolineando l’inutilità dei benefit riconosciuti ai manager che già beneficiano di retribuzioni stellari.
Gran parte delle gratificazioni economiche destinate alla classe dirigente si configura come uno spreco di risorse, indirizzate al benessere di un’unica persona e non redistribuite alla collettività dei lavoratori.
La redistribuzione del profitto dovrebbe contribuire ad un costruttivo percorso di formazione per i lavoratori. Nel solco di una razionalizzazione delle risorse. La stessa logica che ha permesso allo scrittore e a chi, come lui, ha scelto il downshifting di vivere dignitosamente senza rinunce ma con uno stile di vita ispirato ad alti standard intellettuali e culturali. Lo spreco non serve. Fondamentale è il pensiero.
Il tempo del lavoro.
Il tempo del lavoro e il tempo della vita sono complementari. Ma il tempo del lavoro è maggiore di quello dedicato alla vita privata. Lo scrittore Simone Perotti sostiene che l’età della pensione potrebbe essere anticipata a chi ha portato idee e possibilità di sviluppo intelligente e sostenibile nel corso del suo primo lungo e intenso capitolo di lavoro.
Decidiamo insieme quanto lungo possa essere. Propone l’autore.
In un Paese dove le baby pensioni mettono in ginocchio l’Inps pensare a una pensione per merito è una vera e propria provocazione.
Scollocamento.
“Avanti tutta” termina con una scommessa. Ciascuno dovrebbe uscire dai confini dei ruoli professionali definiti e acquisire un altro punto di vista. Cioè: osare.
“Osiamo nella vita…Il terreno d’azione non è solo lavorativo. Per essere valida l’idea non dovrebbe essere solo quella di offrire consiglio e tutoring a chi vuole rallentare il ritmo e smettere di lavorare. L’approccio al downshifting è, come abbiamo detto, olistico, cioè complessivo ma alcune cose (dentro) vengono prima di altre (fuori).”
Come dire: la rivolta deve essere condotta anche dentro le aziende. Non solo fuori.
Simone Perotti, Avanti tutta. Contro la follia delle aziende e l’inerzia dei lavoratori. Manifesto per una rivolta individuale, Chiarelettere.
(Link rubrica: La Biblioteca del lavoro e lavoro migrante ” https://gazzettadellemilia.it/component/search/?searchword=francesca%20dallatana&searchphrase=all&Itemid=374
https://www.gazzettadellemilia.it/component/search/?searchword=lavoro%20migrante&ordering=newest&searchphrase=exact&limit=30)
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