I consumi e le esportazioni saranno i due fattori alla base della crescita dell’economia italiana per il 2025 e il 2026 dove segnerà rispettivamente un +0,8% e un +1,1% ma che si fermerà allo 0,7% nel 2024. Un dato per l’anno in corso che, secondo le previsioni della Banca d’Italia, scende allo 0,5% se si tiene conto dell’effetto del diverso numero di giornate lavorative. Il ridimensionamento della crescita per l’anno in corso è così oramai assodato ma si spera appunto per il prossimo anno, grazie anche al sentiero di riduzioni di tassi imboccato dalla Bce.
Nel pomeriggio a Palazzo Koch, sede della Banca d’Italia, i numeri e in generale la condizione finanziaria del paese sono stati esaminati dal governatore Fabio Panetta, il presidente Consob Savona, quello dell’Ivass Signorini, la presidente Balzani e il dg del Tesoro Barbieri Hermitte, riuniti nel Comitato per le politiche macroprudenziali. La nota finale giudica come il contesto macro del paese sia “rimasto complessivamente stabile; il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani a dieci anni e quelli tedeschi si è ridotto e il calo dei corsi azionari registrato nei mesi estivi è stato recuperato”.
Certo la Banca d’Italia nelle sue previsioni macroeconomiche vede invece ancora in difficoltà gli investimenti, ancora alle prese con la fine del Superbonus e solo parzialmente bilanciati dal Pnrr. E su tutto aleggia il possibile varo di misure protezionistiche da parte dell’amministrazione Trump che, assieme ai conflitti ancora in corso portano una “incertezza elevata” alle stime. Rispetto alle proiezioni pubblicate in ottobre, la crescita del Pil è quindi rivista al ribasso per circa 0,1 punti percentuali all’anno, per via di andamenti meno favorevoli delle attese nella seconda metà del 2024 e degli effetti di ipotesi di una crescita della domanda estera più contenuta e di tassi di interesse leggermente più elevati. C’è poi il tema della recessione tedesca, nostro principale partner commerciale.
La Bundesbank, nell’ambito dello stesso esercizio avviato dall’Eurosistema, ha tagliato le stime di crescita del Pil tedesco per il 2024 a -0,2%, rispetto alla previsione di giugno che vedevano una crescita dello 0,3%. Per il 2025 è invece prevista una crescita dello 0,2%, rispetto all’1,1% previsto in precedenza. In Italia poi il raffreddamento dei prezzi dell’energia manterrà “contenuta” l’inflazione.
La crescita è all’1,1 per cento nella media dell’anno in corso, all’1,5 nel successivo biennio e al 2,0 per cento nel 2027, ben al di sotto quindi degli obiettivi della Bce. I tassi in discesa da parte di Francoforte contribuiranno a ridurre “gradualmente i costi di finanziamento per imprese e famiglie”. Un andamento che spingerà anche i consumi che, dopo la forte caduta registrata alla fine del 2023, sono tornati ad aumentare fin dal primo trimestre dell’anno in corso e continuerebbero a crescere nel prossimo triennio, sostenuti dal buon andamento del potere d’acquisto delle famiglie e dalla riduzione dei tassi.
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