Dopo il recupero della barca la sorella di Davide Calvia rilancia le accuse contro Giovannino Pinna
A venti mesi dal naufragio è stata recuperata la barca su cui si trovavano Davide Calvia e Giovannino Pinna. Il primo non è sopravvissuto al naufragio e sua sorella attacca il secondo per non aver mai fatto piena chiarezza. “Fin dal principio ho sempre creduto nel lavoro degli inquirenti – scrive Nadia Calvia nel gruppo Facebook dedicato al fratello -. Anche se delle volte ho sostenuto che la giustizia abbia un passo troppo lento, che alcune cose sarebbero dovute andare in maniera diversa! Tipo il fatto che, a parer mio, al caro Giovannino Pinna l’avrebbero dovuto mettere in stato di fermo, per il semplice fatto che era con te”.
La sorella di Davide Calvia non smette di puntare il dito sul cugino e ricorda i primi momenti dopo il suo ritrovamento in mare. “Tutto porta a pensare che lui abbia voluto depistare di proposito le indagini – scrive -. Fin da quando il giorno dopo il suo ritrovamento, in ospedale, lui già avesse un avvocato difensore. Ma difensore di cosa se ha raccontato che la barca in cui erano imbarcava acqua e loro, dopo aver messo mute e salvagenti, avrebbero aspettato i soccorsi? Perché se dopo 5 minuti dall’sos sia la Capitaneria che l’elicottero 139 dei Vigili del Fuoco non hanno trovato traccia di niente e di nessuno?”.
“Perché se il “povero naufrago miracolato” era sotto shock aveva già in mano un cellulare per navigare sui social e messaggiare come se fosse rientrato da una vacanza? Troppe domande e ancora alcuna risposta! Se non quella del ritrovamento di questa imbarcazione a soli 3 miglia dalla costa in cui è stato trovato lui!!! Credo che questo cerchio si stia sempre più stringendo – conclude Nadia Calvia -. Conto le ore, ma contale anche tu… perché io continuo a lottare e battermi per avere giustizia per Davide”.
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