Gli vengono sequestrate le case che aveva costruito, finisce a processo per lottizzazione abusiva, ma alla fine viene assolto. Si trattava di un errore. Il numero della pratica era sbagliato. È l’incubo vissuto da Massimiliano Pucci, imprenditore di 45 anni di Frosinone.
Tutto comincia nel 2017 quando il ciociaro stava costruendo alcuni villini a schiera ad Ardea, sul litorale della provincia di Roma. Gli immobili erano stati quasi completati per essere messi in vendita, ma durante i lavori sono arrivati i sigilli. Il sequestro giudiziario era scattato dopo la denuncia del Comune secondo il quale l’imprenditore aveva realizzato i villini in assenza di un valido permesso per costruire. Autorizzazione che, a detta degli uffici tecnici, non risultava nemmeno protocollato. Peraltro l’immobile, sempre stando alle contestazioni, si trovava in zona sismica e quindi prima di iniziare i lavori serviva anche l’autorizzazione dell’ufficio regionale competente.
Per le ville che sta costruendo l’imprenditore frusinate, secondo il Comune, risultava un altro permesso di costruire, questo sì registrato, rilasciato in altra data ad altra persona e per un manufatto da edificare in altra località. Permesso che in ogni caso non poteva essere concesso in quanto l’area era destinata a verde pubblico. Oltre all’imprenditore frusinate, nell’inchiesta erano rimasti coinvolti il direttore dei lavori e un dipendente dell’ufficio tecnico del Comune di Ardea accusato di aver rilasciato un certificato in cui attestava falsamente, relativamente al terreno destinato ad ospitare le opere edili in oggetto, dove invece doveva essere adibito a verde pubblico.
La scoperta dell’errore
L’imprenditore si è visto crollare il mondo addosso perché, per il progetto edilizio, aveva investito una notevole quantità di denaro, ma non si è dato per vinto contando sul fatto che era convinto di aver fatto tutto secondo la legge.
Per la propria difesa si è quindi affidato all’avvocato Antonio Perlini il quale è riuscito a dimostrare che si trattava di un grande equivoco. Il numero della pratica edilizia per il quale il Comune aveva presentato la denuncia, che ha portato poi al sequestro degli immobili, non corrispondeva a quella dell’imprenditore frusinate.
Un errore macroscopico venuto fuori dopo sette anni di udienze. Nei giorni scorsi il giudice del tribunale di Velletri ha assolto l’imprenditore frusinate per non aver commesso il fatto. Assolti anche gli altri cinque imputati. Quando il ciociaro è stato informato del verdetto è scoppiato in un pianto liberatorio. Il sequestro ha causato danni per alcuni milioni di euro. «È stata la fine di un incubo durato sette anni», dichiara l’imprenditore.
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