TRENTO. Come se non bastassero le recenti notizie di cronaca, anche l’ultimo rapporto dell’Ufficio Studi Cgia di Mestre contribuisce a dipingere un quadro inquietante sul peso delle mafie nell’economia non solo italiana, ma anche locale: il volume d’affari delle organizzazioni criminali si aggira, a livello nazionale, attorno ai 40 miliardi di euro l’anno, numeri da ipotetico quarto posto tra le “industrie” italiane, dopo giganti come Eni ed Enel.
Non solo: in Italia sono almeno 150.000 le aziende considerate a rischio di infiltrazioni mafiose. Una “mappatura” delle imprese potenzialmente collegate a contesti di criminalità organizzata tracciata grazie ai dati raccolti dall’Unità di Informazione Finanziaria (Uif) della Banca d’Italia, che ogni anno riceve, per legge, centinaia di migliaia di segnalazioni di operazioni finanziarie sospette da parte di intermediari finanziari.
In questo contesto, il Nordest del Paese sta registrando una preoccupante escalation: tra il 2013 e il 2023, le denunce per estorsione sono quasi quintuplicate nella provincia autonoma di Bolzano (+362,5%) e più che triplicate a Trento (+213%). Una crescita perfino più allarmante se la si compara alla media nazionale, che segna un incremento sì ma “solo” del 66%.
L’espansione del fenomeno estorsivo peraltro, sottolinea lo studio, è sempre meno associata a minacce violente. Le mafie cercano sempre di più una specie di “complicità” con le imprese, imponendo loro soluzioni apparentemente vantaggiose per entrambe le parti in causa, ad esempio la fatturazione per operazioni inesistenti o l’imposizione di forniture e assunzioni. Trentino e Alto Adige sono esempi di come le realtà criminali stiano diversificando i loro metodi per radicarsi anche nelle regioni tradizionalmente considerate meno colpite dalla presenza mafiosa.
Certo, nel rapporto Trento e Bolzano non figurano tra le province più esposte (come Napoli, Roma o Milano) ma sono comunque segnalate per la presenza di imprese vulnerabili: a Bolzano (che si colloca al 36esimo posto) si stimano 966 aziende potenzialmente a rischio infiltrazioni, mentre a Trento (al 46esimo posto) il numero scende a 777.
Secondo il rapporto, le mafie italiane continuano a operare nei settori tradizionali come narcotraffico, traffico d’armi ed estorsioni, ma stanno ampliando il loro raggio d’azione verso il riciclaggio e l’infiltrazione nei settori dell’economia legale, inclusi appalti pubblici e gestione dei rifiuti.
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