Lui è un 29enne: pur di impedirle di chiudersi a chiave per sfuggire alle botte e agli insulti aveva smontato tutte le maniglie delle porte della loro casa
Pur di impedirle di chiudersi a chiave, nel salotto, in bagno, in camera o in cucina per sfuggire alle botte e agli insulti, aveva smontato tutte le maniglie delle porte della loro abitazione. E aveva continuato ad aggredirla a più riprese, accusandola di un complotto che esisteva solo nella sua testa: «Lei e la polizia italiana volevano far fuori i miei parenti in Albania».
Lui è un 29enne di origine albanese, lei, la vittima, è la moglie, sua coetanea, originaria del Perù. Vivevano a Rimini, nella zona collinare della città, fino alla scorsa domenica, il 15 dicembre, quando lui, P.A., è stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio: l’ultima aggressione, stando alla ricostruzione degli agenti della polizia di Stato, coordinati nelle indagini dalla pm Annadomenica Gallucci della Procura di Rimini, avrebbe potuto costare la vita alla giovane picchiata selvaggiamente con un mattarello: primo un colpo inferto alle gambe, poi un secondo colpo inferto alla nuca, mentre lei aveva in braccio la loro figlioletta, una bimba di appena 14 mesi.
Era il primo pomeriggio del 15 dicembre quando gli agenti si sono presentati sulla soglia dell’abitazione della coppia. I segni dell’avvenuta aggressione erano già chiari, a pochi passi dall’uscio dell’abitazione era ben visibile una grossa chiazza di sangue. La ventinovenne aveva un ematoma visibile all’altezza dello stinco, mentre perdeva grandi quantità di sangue dalla nuca. C’era anche il marito, P.A., che ha chiesto di essere sentito in Questura.
Qui sarebbe stato trasferito poco dopo, mentre la moglie veniva ricoverata d’urgenza all’ospedale di Rimini, dove si trova tuttora, in condizioni giudicate serie dai medici, ma non in pericolo di vita, per quanto la prognosi sia ancora riservata. Anzi, la 29enne ha anche trovato la forza di raccontare il calvario vissuto nelle ultime settimane. Il marito ha alcuni precedenti di polizia per porto abusivo d’arma, in Italia. In Svizzera era stato però arrestato e rinchiuso in carcere per sei mesi, e una volta uscito avrebbe iniziato a manifestare sintomi di instabilità.
In quei mesi, era il 2022, avrebbe sofferto per alcuni lutti familiari, avvenuti in Albania. Eventi tali da fargli sviluppare comportamenti, stando ancora alle indagini, compatibili con una mania di persecuzione. La moglie ha raccontato che lui stesso si era convinto che la polizia italiana con la complicità di quella svizzera stesse tramando per uccidere i suoi familiari.
Un complotto a cui, secondo i suoi ragionamenti, avrebbe aderito anche la moglie, colpevole di una presunta relazione extraconiugale con un poliziotto (che però non risulta sussistere stando agli accertamenti). La 29enne ha denunciato il marito anche pera maltrattamenti: nelle settimane precedenti al tentato omicidio l’avrebbe più volte picchiata, ma lei aveva deciso di non denunciarlo alle forze dell’ordine.
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