Un’altra tradizione destinata a scomparire? Alle iconiche pastaie di Bari Vecchia verrà impedito di vendere le orecchiette fatte a mano sul momento, potranno però continuare a fornire dimostrazioni della preparazione in strada. Ed è per questo motivo che hanno sbarrato le imposte, riposto i tavoli per impastare e incrociato le braccia in sciopero.
Hanno voluto protestare per le nuove misure volute dall’amministrazione, una procedura di regolamentazione che non è certo andata giù alle signore baresi. Si parla infatti di una serie di norme che andranno a tutelare (almeno sulla carta) sia i consumatori sia le dirette interessate. Queste dovranno presentare la Segnalazione Certificata di Inizio Attività (Scia) in Comune e, ovviamente, rispettare il protocollo Haccp che garantisca la sicurezza della produzione alimentare.
E non solo, perché con l’avvicinarsi del nuovo anno saranno obbligate a frequentare un corso di formazione per ottenere la certificazione di Operatore del Settore Alimentare – meglio noto come corso Osa. Obbligatoria anche la conservazione dei documenti fiscali che attestino l’acquisto degli ingredienti utilizzati oltre che delle transazioni commerciali effettuate. Di fondamentale importanza la questione igienico-sanitaria: sarà predisposto un sistema di autocontrollo rigoroso ma semplificato per rilevare eventuali irregolarità a livello di condizioni igieniche nei locali e per gli strumenti utilizzati.
Un intervento inevitabile quello delle istituzioni, soprattutto dopo le varie segnalazioni arrivate dalla stampa e dai social network. Già nel 2019 della faccenda se ne occupò il New York Times, intitolando un articolo così: “Call it a crime of pasta” (letteralmente: “Chiamatelo un delitto ‘di pasta’”, questione che nelle ultime settimane è tornata a riempire colonne sui giornali. Tutto è (ri)cominciato grazie, o per colpa, di un turista che ha pubblicato una clip sul web, raccontando come gli fossero state vendute orecchiette industriali spacciate per artigianali – le orecchiette sono solo una delle tante specialità che si possono assaggiare in Puglia.
A quanto pare il meccanismo sarebbe stato ben oliato, con alcune delle pastaie di Bari che avrebbero comprato la pasta da un unico pastificio industriale per poi rivenderla a prezzo maggiorato come “fatte a mano al momento”. O almeno questa è la teoria che è circolata in tempi recenti, che è stata riproposta insieme alle critiche per l’utilizzo di tavoli sporchi e per l’apertura di ristoranti improvvisati – presenti per le vie pure diversi home restaurant illegali.
Considerando inoltre il flusso di turisti che da qualche anno a questa parte invade la città, quella della regolamentazione potrebbe rivelarsi una mossa azzeccata, malgrado stia scontentando la stessa popolazione che la città la vive ogni giorno e che grazie a certe attività è riuscita a rimanere, scongiurando lo spopolamento.
Non resta altro da fare che attendere per capire se la normativa verrà recepita immediatamente oppure se le pastaie continueranno col braccio di ferro; sarà anche interessante vedere come si trasformeranno i vicoli più famosi dopo i provvedimenti.
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