Milano, 17 dicembre 2024 – Acquistare casa si conferma una priorità intergenerazionale. Vale sempre, ma in Lombardia ancora di più. Lo dimostrano i dati relativi ai mutui, che vedono un quarto (il 24,6%) del totale dei contratti sottoscritti gravitare appunto nell’area lombarda. Una percentuale altissima, che corrisponde a un controvalore di 92 miliardi di euro e alla quale fanno invece da contraltare il Molise e la Valle D’Aosta, appaiati allo 0.2% del totale. Rispettivamente a quota 768 e 660 milioni di euro. I dati sono il risultato di uno studio prodotto da Kìron Partner spa, società di mediazione creditizia del Gruppo Tecnocasa, che ha analizzato i dati di Banca d’Italia relativi allo stock di mutui in essere concessi nel tempo alle famiglie italiane per l’acquisto dell’abitazione e ancora in corso. Nel secondo trimestre del 2024 il dato nazionale si assesta a 375,9 miliardi di euro con una leggera contrazione pari al -0,16% rispetto al primo trimestre 2024. Se il confronto venisse fatto su base annua (II trim 2024 su II trim 2023) lo stock attivo circolante dei mutui legati all’acquisto dell’abitazione risulterebbe invece in contrazione dello -0,30%. È dal 2022 che il livello di mutui attivi resta stabile con leggere oscillazioni intorno ai 375 miliardi, a dimostrazione del fatto che l’interesse degli italiani per questa formula di finanziamento legata all’acquisto abitativo resta decisamente in voga, pur con significative differenze da regione a regione. A incidere sono certamente l’estensione e la conformazione territoriale (le pianure lombarde si prestano decisamente di più rispetto ai monti della Valle d’Aosta nel favorire il numero delle abitazioni disponibili), ma il parametro non è solo questo. Detto dell’area che gravita intorno al capoluogo Milano, al secondo posto arriva il Lazio, che coi suoi quasi 50 miliardi di euro investiti in mutui abitativi (49,708) rappresenta il 13,2% del totale, staccato dunque di quasi la metà rispetto al 24,6% della Lombardia. A chiudere il podio c’è l’Emilia Romagna, tallonata dal Veneto: per quanto riguarda la prima, il valore economico delle consistenze è di 34 miliardi e 105 milioni, il 9,1% del totale, appena un soffio sopra ai 33 miliardi e 692 milioni del secondo, che valgono invece il 9%. Dunque contando solo le prime quattro regioni, si arriva già al 57,9% del totale.
Continuando a scendere, la Toscana è al quinto posto, con quasi 29 miliardi di euro (7.7%), davanti al Piemonte (26,7 miliardi, 7,1%) e alla Campania (20,7 miliardi, 5,5%). La Sicilia è a 16,1 miliardi, che valgono il 4,3% della torta, dopo di che si scende sotto al 3% con, nell’ordine, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Marche e Sardegna (appaiate al 2% , poco sotto i 7 miliardi e mezzo), Trentino alto Adige, Abruzzo, Umbria (i cui 4 miliardi valgono 1,1%, un soffio sopra l’1% cifra tonda rappresentato dalla Calabria che si assesta a 3 miliardi e 615 milioni). Chiudono la Basilica con lo 0,3% e le già citate Molise e Valle d’Aosta.
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