Le donne, italiane ma più in generale dell’Occidente, fanno sempre meno figli. Le nascite nel 2023 sono scese a 379.890, in calo del 3,4% sull’anno precedente (fonte ISTAT). Il tasso di fecondità si abbassa ancora attestandosi a 1,2, contro una media europea dell’1,4. La decisione di diventare genitori è spesso legata doppio filo al tema delle risorse economiche di cui si dispone. Quando le donne hanno un lavoro tendono infatti a fare più figli. Non a caso Paesi come Francia e Germania, con tassi di occupazione femminile superiori al 70% (in Italia si è fermi al 57), hanno una fecondità superiore all’1,5. Gli incentivi che il Governo ha predisposto per la maternità sono diversi. Basteranno a contrastare l’inverno demografico?
I bonus per tutti
Alcune agevolazioni sono estese all’intera platea di madri, a prescindere da altri requisiti, dipendendo solo dalla nascita o dall’adozione di un figlio. Uno è l’Assegno Unico, erogato a tutti i nuclei con minori in base all’ISEE e numero di figli, variando da un minimo di 50 a un massimo di 175 euro a figlio al mese. Sono previste poi maggiorazioni in caso di genitori lavoratori o famiglie numerose. L’altro è la Carta nuovi nati, pari a mille euro, in arrivo però dal 2025 e solo per chi ha un ISEE inferiore ai 40mila euro.
L’assegno per madri disoccupate
La previsione riguarda le mamme che non hanno un lavoro oppure sono a basso reddito. La prestazione è pagata dall’INPS ma la richiesta passa dal Comune di residenza. Il provvedimento non è affatto una novità: a introdurlo è stato il decreto 26 marzo 2001, n. 151, all’articolo 74. A cambiare nel tempo sono stati gli importi. Con la rivalutazione del costo della vita al 5,4%, il sussidio è salito a 404,17 euro mensili, per un totale di 2.020,85 euro per cinque mensilità. Se ne può fare richiesta entro sei mesi dal parto, o dall’ingresso in famiglia del minore in caso di adozione. I requisiti sono l’ISEE sotto i 20.221,13 euro e la mancanza di altre coperture previdenziali.
Il bonus per le mamme precarie
Non va confuso con l’assegno comunale. In questo caso la prestazione è infatti erogata dallo Stato. Ne hanno diritto le mamme con lavori atipici e discontinui, che abbiano almeno tre mesi di contribuzione dai 18 ai 9 mesi prima della nascita o dell’ingresso del minore in famiglia. L’importo è rivalutato ogni anno sulla base della variazione dell’indice dei prezzi al consumo. Per il 2023 la cifra è 2.360,66 euro. Sempre erogato dall’INPS, è cumulabile con l’assegno comunale ma solo per la quota differenziale. La domanda anche qui va fatta entro sei mesi dalla nascita.
Bonus mamme dipendenti
La Legge di bilancio 2024 ha introdotto un esonero dalla contribuzione previdenziale fino a un massimo di 3mila euro annui su base mensile per le lavoratrici con almeno tre figli. Per il 2024, in via sperimentale, è attribuito anche in presenza di due figli. L’agevolazione riguarda tutte le dipendenti con contratto a tempo indeterminato. La Manovra 2025 dovrebbe estendere il bonus anche alle lavoratici autonome.
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