Il cda di Banco Bpm contesta a muso duro l’ops da 10,1 miliardi presentata da Unicredit e, con un esposto curato da Michele Carpinelli, Filippo Troisi, Andrea Zoppini, chiede a Consob di decidere sull’improcedibilità dell’operazione e di adottare provvedimenti a tutela di tutti gli stakeholder della banca e del mercato nonchè dell’offerta promossa su Anima.
La mossa arriva a pochi giorni dal deposito del prospetto, recapitato all’authority presieduta da Paolo Savona lo scorso 13 dicembre. In quell’occasione è stato confermato il concambio di 0,175 azioni Unicredit per ogni titolo Banco Bpm, pari a 6,65 euro rispetto al prezzo di borsa di ieri a 7,96 euro. Per il ceo Andrea Orcel l’offerta è «congrua», ma il vertice di piazza Meda è di tutt’altro avviso.
La tesi, tutta da dimostrare, è che Unicredit stia facendo un uso strumentale dell’ops: l’offerta sarebbe stata lanciata a un prezzo basso solo per limitare lo spazio di manovra di Banco Bpm in seguito all’applicazione della passivity rule, condizionando così anche l’opa su Anima, una società che si trova al di fuori del perimetro dell’operazione. Da qui la richiesta alla Consob di decidere sull’improcedibilità.
Gli argomenti del cda
Nel mirino ci sono soprattutto le comunicazioni fatte da Unicredit nelle ultime settimane. Secondo il Banco (assistito da Lazard e Citi e dallo studio Legance) il prezzo delle azioni al 22 novembre, ultima data prima del lancio dell’offerta, incorporava le informazioni comunicate al mercato il 6 novembre in merito ai risultati trimestrali, all’acquisto del 5% di Mps e all’avvio dell’opa su Anima. «Ogni riferimento al prezzo dell’azione al 6 novembre, definito da Unicredit undisturbed, è inappropriato e non pertinente».
Il Banco precisa inoltre che «il premio determinato sulla base del prezzo ufficiale di Unicredit al 22 novembre rispetto a quello delle azioni Banco Bpm al 6 novembre non è il 14,8% riportato nel comunicato: il dato corretto è il 3,9%; sulla base dei prezzi ufficiali di lunedì 16 dicembre, inoltre, lo sconto (e non il premio) implicito nel corrispettivo annunciato da Unicredit è salito al 14,2%».
Le parole di Castagna
Per il ceo del Banco Giuseppe Castagna insomma «l’operazione proposta da Unicredit non riconosce un premio a favore dei nostri azionisti, come confermato dal giudizio del mercato che sin dal primo giorno valuta il concambio a sconto».
Il banchiere rincara la dose precisando che «non si comprende il motivo per cui il prezzo dell’azione non debba tenere conto delle operazioni straordinarie lanciate dalla banca, a partire dall’opa su Anima, per non parlare degli ottimi risultati dell’ultima trimestrale annunciati proprio il 6 novembre. Non crediamo possa giovare alla trasparenza del mercato annunciare un corrispettivo facendo presupporre allo stesso tempo che potrebbe essere rivisto», puntualizza il banchiere ricordando che «con il lavoro di banca commerciale di territorio e il contributo delle nostre fabbriche prodotto, abbiamo garantito agli azionisti una crescita forte e continua».
Arriva inoltre un avvertimento sui presunti rischi di Unicredit legati alla presenza «in Paesi come la Germania, alcune nazioni dell’Est Europa e soprattutto la Russia. Ritengo che i nostri azionisti abbiano il diritto di conoscere quali sono i possibili sviluppi, i rischi e i costi associati, sia in riferimento all’operazione Commerzbank sia all’eventuale dismissione delle attività in Russia, peraltro già richiesta dalle autorità europee».
L’appello ai soci
«Il contesto può anche variare ma siamo certi della nostra forza, perché abbiamo lavorato molto per costruirla e vogliamo che rimanga al servizio dei nostri clienti, con le nostre persone, nel nostro Paese. Siamo convinti che i nostri azionisti, con i quali il dialogo è costante e proficuo, ci supporteranno in questa scelta, certi che la banca possa continuare a crescere e generare profitti e dividendi, proseguendo il percorso di sviluppo concreto e credibile che abbiamo intrapreso», conclude Castagna.
Ora gli occhi del mercato sono puntati su Unicredit che per l’ops ha l’asticella al 50% delle adesioni con l’obiettivo di salire oltre il 66 per cento. Secondo fonti finanziarie, negli ultimi giorni ai vertici dell’istituto sarebbero già partite le riflessioni su un possibile rilancio che gli analisti prevedono in una forchetta compresa tra 3 e 4 miliardi sia in carta che in contanti. Orcel ha dichiarato che la decisione potrebbe arrivare dopo i risultati di fine anno di Banco Bpm e alla luce dell’effettivo riconoscimento dei benefici del Danish Compromise sull’opa Anima. C’è però chi scommette che la scelta possa arrivare molto prima, ammorbidendo così la resistenza di piazza Meda e spianando la strada all’offerta. (riproduzione riservata)
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