Al centro della vicenda il consorzio nato per produrre innovazione e poi chiuso a causa dei guai giudiziari. Tutto ruota attorno all’incarico da 7 milioni a Deloitte
I giudici hanno limato il danno erariale, che è stato più che dimezzato, rivalutando anche alcune posizioni, ma l’ossatura è rimasta. Ed è stata confermata la presunta responsabilità dei principali attori dell’operazione, che aveva fatto ottenere a Deloitte la famosa maxi consulenza da 7 milioni e 474mila euro, al centro dell’inchiesta su Trento Rise, il consorzio nato per produrre ricerca e innovazione e finito in liquidazione dopo una lunga serie di guai giudiziari.
La condanna
A distanza di più di un anno dall’udienza di discussione — era il 18 ottobre 2023 — la Corte dei Conti ha condannato l’ex presidente del consorzio, il professor Fausto Giunchiglia, il responsabile della Deloitte Consulting, Roberto Bona di Informatica Trentina, Andrea Grianti (ex Trento Rise) e Deloitte Consulting srl a pagare 743.557 euro a favore dell’associazione Trento Rise. La Procura della Corte dei Conti chiedeva oltre tre milioni. Sono stati invece prosciolti il collaboratore di Deloitte, Patrick Oungre, l’amministratore della società, Pierluigi Brienza, e i due commissari liquidatori di Trento Rise, l’avvocato Giacomo Bernardi (da poco nominato difensore civico) e Alberto Bombardelli. Prosciolta anche la società Deloitte Consulting, ma solo limitatamente al danno da transazione. La Corte in 350 pagine ricostruisce in modo dettagliato e puntuale tutta la vicenda giudiziaria e i diversi gradi di giudizio, culminati a maggio del 2021 con la sentenza della Cassazione che aveva dichiarato la prescrizione dei reati per tutti e tre gli imputati, tra cui il professor Giunchiglia, per il quale era stata accertata la responsabilità civile. L’ex presidente di Trento Rise è ritenuto dai magistrati erariali «il regista dell’illecita collusione tra la stazione appaltante e il futuro partecipante e aggiudicatario della gara (ossia Deloitte)».
«Appalto cucito su misura»
«L’accordo sarà fatto con Trento Rise, il cui presidente Fausto Giunchiglia è mio amico», scriveva Bonacci al suo partner nella società in una email il 31 ottobre 2011. Era lui, secondo i giudici, «il vero deus machina, insieme a Giunchiglia, dell’operazione illecita» per far avere a Deloitte il sontuoso incarico. La principale voce di danno riguarda infatti l’appalto sul «Pcp Modelli», un incarico da 7 milioni e 474mila euro, che aveva lo scopo di riorganizzare la macchina burocratica della Provincia. Un appalto «cucito su misura» per Deloitte Consulting, secondo la Procura. Il «Pcp Modelli» di fatto era «un contenitore vuoto» che sarebbe servito da copertura «per garantire a Deloitte — scrive la Corte — un flusso continuo di consulenze». La Procura contestava un danno a Trento Rise di 1 milione e 706.386 euro. Ma nell’atto di citazione aveva evidenziato anche un danno da 1 milione e 417.612 euro causato alla Provincia. I giudici hanno però ritenuto insussistente questa seconda contestazione in quanto, seppure Piazza Dante era il principale finanziatore di Trento Rise, i fondi non erano destinati a singoli progetti, ma più in generale all’associazione. Per quanto riguarda la prima voce di danno, invece, la Corte ha effettuato una diversa qualificazione dei fatti, pur riconoscendo il dolo, e ha tenuto conto anche dell’«utilitas», visto che Deloitte ha comunque effettuato un’attività di consulenza, applicando uno sconto del 30%. Il conto finale ammonta quindi a poco più di 740mila euro (di cui 673.916 euro a titolo di danno patrimoniale e 69.641 euro a titolo di interessi compensativi).
Per quanto riguarda le singole posizioni, i giudici hanno prosciolto il collaboratore di Deloitte, Oungre, «per la sostanziale irrilevanza del suo contributo causale» — si sarebbe limitato a eseguire i compiti affidati da Bonacci — e anche l’amministratore di Deloitte.
Infine sono stati completamente scagionati i due commissari liquidatori che secondo l’accusa avrebbero transato poste risarcitorie con un accordo «palesemente illogico e del tutto irrazionale». La Procura contestava una posta di danno di 1 milione e 706.386 euro «in via sussidiaria» rispetto a quella relativa ai danni patrimoniali causati a Trento Rise. Secondo il collegio, che ha valorizzato la tesi difensiva degli avvocati Natale Callipari e Adriana Baso del foro di Verona e di Roberta de Pretis, ha riconosciuto la condotta «tutt’altro che negligente o superficiale» dei due liquidatori che è stata invece «improntata alla meticolosa cura degli interessi dell’ente, producendo peraltro apprezzabili risultati in termini di recupero delle somme».
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