Ad agosto 2024, dato più aggiornato disponibile, è salito a 56,5 miliardi di euro, toccando il massimo storico dal 1995 di 2,6% sul PIL. Parliamo del Made in Italy di alimentare e bevande che, come si evince da un’analisi dell’ufficio studi Lapam Confartigianato, è uno dei fattori trainanti dell’economia nazionale.
I dati in Emilia Romagna
A livello regionale, per l’Emilia-Romagna, che contribuisce per il 15,8% all’export nazionale di alimentari e bevande, il valore delle esportazioni negli ultimi 12 mesi ammonta a 8,8 miliardi di euro pari al 10,6% dell’export manifatturiero. L’Emilia-Romagna è la seconda regione dopo il Piemonte per maggior peso sul valore aggiunto delle vendite oltre confine di alimentari e bevande e prima per peso dell’export di alimentare.
I dati di Modena e Reggio Emilia
Tra le 34 province d’Italia con peso delle esportazioni di alimentare e bevande sul valore aggiunto superiore alla media nazionale, Modena si piazza al 13esimo posto con un valore del 7,5%. Nel modenese, il peso dell’export sul valore aggiunto per il solo comparto dell’alimentare è almeno due volte la media nazionale, pari al 7,2% rispetto al 2,7% italiano. Modena rientra anche tra le maggiori 12 province italiane per valore delle esportazioni: nel primo semestre 2024 si è assistito a un +6,1%.
Reggio Emilia si piazza invece al 26esimo posto con un valore del 4,3%. Per quanto riguarda l’export, nel reggiano si osserva una crescita del 12,7%, superiore alla media nazionale.
Se la nostra Regione si posizione al primo posto nel ranking nazionale per numero di prodotti alimentari di qualità, con 43 prodotti alimentari riconosciuti dall’Unione europea e registrati mediante i marchi DOP (Denominazione di Origine Protetta), IGP (Indicazione Geografica Protetta) e STG (Specialità Tradizionale Garantita) lo deve anche ai 15 prodotti, 4 D.O.P. e 11 I.G.P., tipicamente modenesi e ai 13 prodotti, 4 D.O.P. e 9 I.G.P., tipicamente reggiani. Il focus dell’ufficio studi Lapam Confartigianato si è concentrato anche sulle attività artigiane dell’alimentare: nella città della Ghirlandina sono 1.013 le imprese attive, le quali danno lavoro a 4.274 addetti, mentre a Reggio Emilia sono 790 le imprese attive, che danno lavoro a 3.094 addetti.
«Le tensioni geopolitiche e una più elevata incertezza determinato da un basso profilo della spesa per consumi e da un calo del potere d’acquisto, anche dei prodotti alimentari – afferma Daniele Casolari, responsabile delle categorie Lapam Confartigianato –. In questo periodo natalizio le famiglie mettono più attenzione ai prodotti che servono per le festività: alla luce di questi dati, il consiglio che vogliamo divulgare come associazioni è quello di privilegiare la qualità dei prodotti realizzati dalle imprese artigiane, per mettere sulle proprie tavole alimenti di gusto e valore, per rendere ancora più preziosi i momenti che si vivono con i propri familiari».
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