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Pensione, ecco chi potrà andarci a 64 anni dal 2025 #finsubito prestito immediato


Con un emendamento alla legge di bilancio 2025, il governo Meloni ha allargato la platea dei lavoratori che potranno andare in pensione già a 64 anni, introducendo paletti e condizioni nuovi rispetto a quanto previsto fino al dicembre 2024. Ma quali sono, nel dettaglio, tutte le novità? Vediamole in questa guida, che prende in considerazioni i principali aspetti da conoscere.

  1. I destinatari
  2. I requisiti attuali
  3. Cosa cambia
  4. Senza previdenza integrativa
  5. Le stime
  6. Limiti al cumulo dei redditi

I destinatari

Le novità sulla pensione anticipata a 64 anni introdotte dalla finanziaria interessano i lavoratori che hanno iniziato a versare contributi dall’1 gennaio 1996 in poi e risultano iscritti a una forma di previdenza complementare. La misura riguarda quindi di fatto solo coloro che rientrano interamente nel sistema contributivo. In precedenza, valeva il sistema retributivo.

Grazie a un emendamento della Lega, riformulato e approvato in commissione alla Camera, i lavoratori che afferiscono al sistema contributivo potranno utilizzare la rendita maturata con la previdenza complementare per raggiungere gli importi minimi richiesti per accedere alla pensione anticipata a 64 anni. Fino al 2024 era solo l’importo maturato con la pensione obbligatoria a poter essere utilizzato per tale scopo. Dal 2025, la rendita della previdenza integrativa potrà essere sommata alla pensione obbligatoria al fine di superare le soglie richieste.

I requisiti attuali

Secondo la riforma della ministra Elsa Fornero e le successive modifiche intervenute, i requisiti prevedono l’inclusione integrale nel sistema contributivo, almeno 20 anni di contributi versati e una pensione pari ad almeno tre volte l’assegno sociale (1.603 euro nel 2024). Per le donne con figli, le soglie sono ridotte: 2,8 volte l’assegno sociale (1.496 euro) per chi ha un figlio e 2,6 volte (1.389 euro) per chi ha due figli.

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Cosa cambia

Dall’1 gennaio 2025, i lavoratori che risultano iscritti a un fondo pensione potranno considerare la rendita maturata per integrare l’importo raggiunto con la pensione obbligatoria. Per esempio, un lavoratore di 64 anni che abbia maturato presso l’Inps una pensione di 1200 euro e con un fondo privato una rendita di 450 euro potrà accedere alla pensione anticipata, avendo raggiunto un totale di 1.650 euro.

La manovra introduce anche nuove restrizioni: l’aumento del requisito degli anni di contributi versati salirà da 20 a 25 dal 2025 e a 30 anni dal 2030, con adeguamento agli incrementi della speranza di vita; l’innalzamento della soglia d’importo minimo da 3 volte a 3,2 volte l’assegno sociale a partire dal 2030.

Senza previdenza integrativa

I lavoratori che non hanno aderito a una forma di previdenza complementare o che scelgono di non utilizzarla potranno continuare ad accedere alla pensione anticipata a 64 anni secondo le regole attualmente in vigore. Per loro non si applicheranno gli aumenti delle soglie di accesso e degli anni di contribuzione richiesti.

Le stime

La relazione tecnica che accompagna l’emendamento non fornisce stime precise sul numero di pensionamenti aggiuntivi attesi. Questo è dovuto alla variabilità di fattori come la volontà di pensionamento anticipato, la continuità lavorativa e l’entità delle rendite maturate.

La norma prevede un monitoraggio sulle conseguenze delle modifiche introdotte e stima comunque un aumento della spesa: da 12,6 milioni di euro nel 2026 fino a un massimo di 406 milioni nel 2043. Parte di questa spesa sarà compensata dall’aumento della soglia a 3,2 volte l’assegno sociale e da tagli a precedenti autorizzazioni di spesa.

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Limiti al cumulo dei redditi

L’emendamento approvato introduce un divieto di cumulo tra la pensione anticipata ottenuta con l’utilizzo della rendita complementare e i redditi da lavoro dipendente o autonomo. Sono escluse da questo divieto le attività di lavoro autonomo occasionale, entro un limite di 5.000 euro lordi annui.



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