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Rapporto ISPRA, Lella Miccolis (CIC): “Bene aumento raccolta rifiuti organici ma serve più coordinamento tra filiere, istituzioni e cittadini” #finsubito prestito immediato


Secondo l’ultimo rapporto Ispra, la produzione nazionale di rifiuti urbani nel 2023 è stata di quasi 29,3 milioni di tonnellate, con un incremento dello 0,7%. Sul fronte della raccolta differenziata, si registra un valore complessivo nazionale del 66,6% (19,9 milioni di tonnellate) con percentuali del 73,4% al Nord, del 62,3% al Centro e del 58,9% al Sud.

A commentare i dati relativi alla frazione organica è intervenuta, nel corso della tavola rotonda insieme a MASE, ARERA, CONAI, ANCI e Utilitalia, Lella Miccolis, Presidente del Consorzio Italiano Compostatori (CIC). La frazione organica rappresenta infatti la componente preponderante in termini quantitativi, costituendo il 38,3% dei rifiuti urbani raccolti per via differenziata su base nazionale. Secondo il Rapporto di ISPRA, la raccolta dei rifiuti organici passa da circa 7,2 milioni di tonnellate a quasi 7,5 milioni di tonnellate, con un incremento di circa 230.000 tonnellate (+3,2%).

“Queste 230.000 tonnellate di incremento sono suddivise tra rifiuti verdi (+190.000) e FORSU, la frazione organica dei rifiuti solidi urbani (+40.000). Siamo soddisfatti che la raccolta del rifiuto verde aumenti e, grazie al DL Ambiente appena convertito in legge,  si auspica una gestione tracciata e sostenibile dei rifiuti verdi. C’è però ancora molto da fare”, sottolinea Lella Miccolis, Presidente del CIC. “L’aumento limitato di sole 40.000 tonnellate di FORSU desta, al contempo, preoccupazione e riteniamo ci sia ampio margine di miglioramento. Basti pensare che nonostante l’Italia abbia introdotto già dal 1° gennaio 2022 l’obbligo di raccolta della frazione umida, anticipando di ben due anni il resto dell’Unione Europea (che l’ha fissato dal 1° gennaio 2024), sono ancora numerosi i Comuni che non hanno ancora avviato la raccolta e altri registrano prestazioni insoddisfacenti”.

Un altro aspetto fondamentale riguarda la qualità della raccolta “specialmente alla luce del cambiamento degli obiettivi europei, che si sono spostati dalla raccolta differenziata al riciclo effettivo. Migliorare la qualità della raccolta è essenziale per raggiungere questo traguardo. Sebbene la produzione di scarti si sia leggermente ridotta, ciò non implica automaticamente una maggiore qualità del rifiuto in ingresso. È dunque necessario continuare a lavorare in questa direzione, sia lato Comuni che impianti.

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Lato Comuni, è fondamentale che vengano rispettati i Criteri Ambientali Minimi (CAM) previsti dal MASE, secondo i quali le impurità merceologiche nei rifiuti organici non dovrebbero superare il 5%. Dal 2010, la normativa impone l’uso di sacchetti biodegradabili, compostabili e certificati per la raccolta dell’organico. Inizialmente, molti Comuni hanno distribuito gratuitamente i sacchetti ai cittadini, favorendo una corretta gestione domestica. Tuttavia, questa pratica comporta costi significativi e procedure complesse, inducendo alcuni comuni a non distribuirli o a farlo in quantità insufficienti.

Per la raccolta dell’organico, il sistema porta a porta rappresenta il metodo più efficiente soprattutto per migliorarne la qualità, ma deve essere affiancato da un monitoraggio continuo e sostenuto anche da sistemi tariffari diversificati per la qualità. Come CIC promuoviamo da anni campagne di sensibilizzazione ma anche di analisi merceologiche per Comuni e impianti: è fondamentale, infatti, che le analisi vengano eseguite, da enti accreditati, secondo una metodologia standard.

D’altro canto può essere efficace – se applicato correttamente – anche il sistema sanzionatorio: l’applicazione di tariffe di conferimento differenziate in base alla qualità dei rifiuti può fungere da deterrente contro comportamenti scorretti. Non mancano inoltre alcune Regioni che hanno introdotto meccanismi di premialità e penalità legati all’eco-tassa proprio per incentivare il miglioramento della qualità della raccolta.

Lato  impianti – che hanno il ruolo di trasformare i rifiuti organici in risorse e che sono numericamente in crescita – è necessario che adottino tecnologie avanzate e ottimizzino i processi secondo i principi dell’economia circolare. Tuttavia, la produzione di scarti è inevitabile a causa dell’effetto trascinamento del processo produttivo a carico della frazione organica.

Dal Rapporto di ISPRA emerge che ci sono ancora impianti solamente di digestione anaerobica, anche se numericamente inferiori rispetto a quelli solo di compostaggio o integrati. Come CIC auspichiamo che aumenti il numero di impianti che prevedono anche il recupero di materia, non solo energetico (tramite biogas e biometano), grazie alla produzione di compost, un fertilizzante naturale fondamentale per la salute del nostro suolo che contribuisce alla lotta contro la desertificazione e a mitigare i cambiamenti climatici.

Oltre a questo, la distribuzione territoriale dovrebbe senz’altro essere più omogenea, rispettando il principio di prossimità, che considera la distanza dal luogo di produzione senza limitarsi ai confini regionali. La creazione di macroaree regionali potrebbe favorire la solidarietà tra Regioni, permettendo agli impianti con capacità inutilizzate di supportare le aree meno coperte.

Sottolineiamo inoltre che non deve esserci contrapposizione tra pubblico e privato. È importante garantire tariffe di accesso agli impianti che siano sostenibili per i cittadini ma che allo stesso tempo garantiscano agli impianti stessi di svolgere un processo industrializzato che tenga conto anche della sicurezza ambientale. Un equilibrio tra equità tariffaria e sostenibilità economica è fondamentale per un sistema di gestione dei rifiuti organici efficace e sostenibile.  

Auspichiamo infine in una stretta collaborazione tra i Consorzi, coordinata dal MASE e da ISPRA, affinché si lavori in modo coordinato per ridurre la contaminazione tra le diverse filiere che affligge soprattutto la frazione organica”.

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