Il processo per la neonata venduta al prezzo di 20mila euro è ad un passo dalla conclusione. Ieri in Tribunale la pubblica accusa ha ricostruito i fatti e ha chiesto la condanna a tre anni per Yousseff Berrazouk, l’uomo di origine marocchina, ritenuto l’intermediario della compravendita su cui avevano fatto piena luce gli agenti della Squadra Mobile di Latina. Era il 2017.
Il dibattimento – davanti al giudice Beatrice Bernabei – è giunto alle battute finali e riprende a gennaio con le repliche e la sentenza. I fatti contestati erano emersi dopo la denuncia presentata da un dipendente del Comune di Latina che si era accorto di qualcosa di anomalo ed era andato in Procura.
Berrazouk era stato sottoposto ad una misura restrittiva e successivamente era stato rimesso in libertà dai giudici del Tribunale del Riesame di Roma che avevano accolto il ricorso presentato dalla difesa. Oltre al mediatore della compravendita, sotto inchiesta erano finite due donne: la madre naturale della neonata, una donna originaria della Romania residente a Nettuno e una 35enne di Latina che voleva ad ogni costo un figlio e aveva simulato la gravidanza al punto da acquistare su internet una pancera.
Entrambe avevano scelto sotto il profilo processuale un rito alternativo e davanti al gip Giuseppe Cario nell’ottobre del 2017 avevano patteggiato la pena di un anno e sei mesi e due anni ed erano tornate in libertà. La piccina era nata ad Anzio da una donna di origine romena che secondo gli inquirenti aveva cercato anche di cambiare versione ai fatti. Quando era stata ascoltata a sommarie informazioni dagli investigatori della Questura di Latina, aveva riferito di essere vittima di una sudditanza psicologica nei confronti di Berrazzuok. E’ stata la mamma della 35enne che voleva acquistare la neonata, a riferire nel momento in cui la piccina doveva essere registrata all’anagrafe a Latina che la nipotina appena nata non era della figlia. Anche questa era stata una svolta all’indagine che aveva portato all’emissione delle misure restrittive firmate dal giudice Laura Matilde Campoli. Il gip aveva accolto le risultanze investigative della Procura e del pm Gregorio Capasso.
In tre erano finiti agli arresti domiciliari. Nel corso del processo sono stati ascoltati diversi testimoni: dal dipendente del Comune che aveva denunciato tutto, all’ostetrica dell’ospedale di Anzio dove era avvenuto il parto il 5 febbraio del 2017. I reati contestati nei confronti del presunto responsabile sono: il tentativo di l’alterazione di stato civile e l’intermediazione della vendita di minore.
Ieri dopo l’intervento della pubblica accusa la parola è passata alla difesa rappresentata dagli avvocati Francesco Vasaturo e Emanuele Farelli che hanno chiesto l’assoluzione per entrambi i capi di imputazione perchè il fatto non sussiste e non costituisce reato. Il 16 gennaio le repliche e a seguire la sentenza.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link