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Cosa manca nella Manovra 2025, tra promesse mancate per le pensioni e taglio delle imposte #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


Nel testo della Legge di Bilancio 2025, approvato il 20 dicembre alla Camera e ora in attesa del via libera definitivo dal Senato, non sono previste diverse misure: l’estensione della flat tax fino a 100mila euro, i nuovi tagli all’Irpef né la nuova rottamazione delle cartelle, nonostante le pressioni di parte della maggioranza. Le principali novità fiscali si concentrano su tagli e interventi mirati, come nuove regole sulle detrazioni, misure anti-evasione, come l’obbligo di tracciabilità per le spese deducibili, e la conferma della struttura delle aliquote Irpef.

Niente taglio delle imposte

Dei 28 miliardi previsti dalla Legge di Bilancio 2025, gran parte sarà destinata alla conferma della riduzione del cuneo fiscale e contributivo, oltre al mantenimento della struttura dell’Irpef con tre aliquote e relativi scaglioni. Un’idea del Governo che non ha subito modifiche significative durante l’iter parlamentare.

Non c’è però spazio ad esempio per il tanto atteso taglio dell’Irpef. Il bilancio del concordato preventivo biennale si è rivelato deludente, con un gettito di soli 1,6 miliardi per il biennio 2024-2025, rendendo impraticabile, almeno per ora, una riduzione delle aliquote a beneficio del ceto medio.

Per abbassare la seconda aliquota Irpef dal 35% al 33% e ampliare fino a 60mila euro lo scaglione di reddito soggetto a questa tassazione, servirebbero 2,5 miliardi di euro, una cifra che il concordato fiscale non riesce a coprire. Di conseguenza, il progetto di rimodulazione dell’imposta sui redditi è rimandato a data da destinarsi.

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Con la Legge di Bilancio 2025 ormai definita e considerando che il passaggio al Senato sarà solo una formalità, l’Irpef per il 2025 resterà invariata rispetto a quanto stabilito lo scorso anno.

Niente estensione del regime forfettario

Sfumata anche la possibilità di estendere il regime forfettario fino a 100mila euro, una misura inizialmente prevista dal Governo, in particolare dal Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, sempre in caso di un esito particolarmente positivo del concordato preventivo biennale. Ma tra questo e il fallimento del patto con il Fisco ha fatto naufragare il progetto di ampliamento della flat tax per le partite Iva.

A partire dal 1° gennaio 2025, sarà possibile optare per il regime forfettario se il reddito da lavoro dipendente o pensione non supera i 35mila euro, contro i precedenti 30mila euro stabiliti fino al 31 dicembre 2024. Un aggiustamento che appare più come un compromesso che una vera e propria novità con impatti significativi sulle regole di accesso alla tassazione agevolata.

Tutto fermo anche con le pensioni

Le promesse non mantenute però non riguardano solo il Fisco. Anche sul fronte delle pensioni, alcune delle misure annunciate durante la preparazione della Manovra sono venute meno, a partire dall’aumento degli assegni più bassi. I pensionati dovranno accontentarsi di un incremento modesto: meno di 2 euro al mese, che salgono a 8 euro per chi percepisce pensioni sociali e ha più di 70 anni.

Nel disegno del Governo, inoltre, mancano interventi significativi per i giovani. L’unico provvedimento degno di nota è la possibilità per i neo-assunti, a partire dal 1° gennaio 2025, di versare contributi extra ai fini pensionistici. Una novità che, però, chiede ai giovani di proiettarsi già al termine della loro carriera, appena entrati nel mondo del lavoro.





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