Passano gli anni, si avvicenda la classe politica al governo della Regione Sardegna, ma il problema pare continuare a permanere, e quindi, sul piano logistico e su quello della fruizione del servizio, poco sembrerebbe essere cambiato. Il condizionale appare sempre doveroso. Quella relativa alla cosiddetta “continuità territoriale”, sembrerebbe continuare a presentarsi come questione non ancora risolta.
Se da una parte, e da ultimo, solo in data 13 dicembre 2024, l’Assessore dei Trasporti, Barbara Manca, aveva annunciato l’aumento dei “voli in continuità territoriale tra l’aeroporto di Alghero e gli hub di Roma Fiumicino e Milano Linate, con orari molto più comodi per i passeggeri sardi”, dall’altra, Salvatore Deidda, Deputato di Fratelli d’Italia e Presidente della Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni, ha rilevato invece la forte criticità del trasporto aereo, “con prezzi che raggiungono livelli incredibili, in modo particolare per le Isole”.
Cosa dunque parrebbe non essersi concretizzato, se così davvero fosse, nello specifico settore? Se le iniziative comunque parrebbero non mancare, perché non si traducono, e/o non sembrerebbero tradursi, in termini di efficienza del servizio? Del resto, non parrebbe parimenti potersi ignorare la circostanza per cui con la Legge 27 dicembre 2006, n. 296, al suo articolo 1, commi 837 e 840, si era espressamente disciplinato il trasferimento dallo Stato alla Regione Sardegna di tutte le attribuzioni relative all’esercizio della ridetta continuità territoriale, conseguendone che la Regione stessa, nel suo essere Autonoma, ha acquisito nello specifico ambito, un ruolo di preminenza. Eppure esiste la consapevolezza che la continuità territoriale aerea, come pure quella marittima, rappresenta uno degli elementi caratterizzanti, o quanto meno tale dovrebbe essere, direttamente incidente sullo sviluppo economico della Sardegna. Malgrado l’intervenuto riconoscimento della condizione di insularità in Costituzione, tuttavia, la rilevanza stessa della ridetta insularità in materia di trasporti aerei e marittimi da e per la Sardegna, sembrerebbe non ancora registrare sviluppi significativi. In altri termini, il riconoscimento della condizione di insularità, nelle intenzioni, avrebbe dovuto, e dovrebbe, determinare lo Stato a promuovere politiche di sviluppo delle regioni insulari direttamente finalizzate a colmare lo svantaggio economico e sociale che le pone in una situazione assai differente rispetto alle regioni peninsulari. Gli articoli 170 e 174 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea si occupano proprio della rilevanza del ridetto principio di insularità nel settore dei trasporti.
Innegabilmente, l’essere una regione insulare con connotazione di specialità e di autonomia, costituisce elemento fondante e caratterizzante, e di conseguenza, non dovrebbe essere trascurato nello specifico settore dei trasporti. Intanto, perché, la continuità territoriale, ossia la specifica potenzialità di assicurare un servizio di trasporto direttamente finalizzato a non pregiudicare la situazione dei cittadini residenti in territori meno favoriti, si inquadra nel sistema giuridico di garanzia dell’uguaglianza non solo formale, ma anche sostanziale, dei cittadini, siccome si configura come elemento di coesione in ambito europeo. Sicché, all’attualità, con buona approssimazione, potrebbe essere utile modificare giuridicamente, in termini strumentali, i rapporti con i diversi vettori, anche attraverso l’intervento pubblico, rendendo di fatto maggiormente appetibile per gli stessi, e sempre prendendo le mosse dall’imprescindibile principio di coesione, l’effettuazione del servizio di trasporto e collegamento in regime di continuità conservando condizioni paritarie rispetto ai cittadini residenti nella penisola.
Giuseppina Di Salvatore – Avvocato, Nuoro
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