La contravvenzione arrivata anche se il pedaggio per l’ingresso in centro era stato regolarmente versato: l’odissea burocratica fra tempo e soldi da spendere per veder riconosciuto l’errore. E la tentazione di pagare e lasciar perdere
C’è un sottile stupore, a volte, in noi cronisti nel raccontare vicende tanto paradossali da sembrare assurde. Ma quando ci sei tu, al centro della macchina impazzita della burocrazia, il pudore di scrivere in prima persona lascia spazio allo sconcerto.
L’e-mail e la multa
Andiamo al dunque. Una mattina di dicembre, mentre mi trovavo fuori città, mi arriva una mail dall’amministrazione del Corriere della Sera, il giornale per cui lavoro. «Il Comune di Milano le ha notificato un’infrazione»: la mia auto, in leasing, sarebbe entrata nella Ztl dell’Area C senza che fosse stato pagato il ticket previsto. Il risultato? «Entro 60 giorni dalla notifica è ammesso il pagamento in misura ridotta di 89,25 euro», si legge, «entro 5 giorni è previsto uno sconto del 30%, pari a 64,35 euro».
La ricerca e la scoperta
Mannaggia a me, mi dico sulle prime. Se ho sbagliato, pagherò: come qualsiasi cittadino onesto deve fare. Intanto, chiedo tempo alla mia azienda per controllare se ho pagato e, una volta tornato a Milano, rovisto casa, spulcio tutte le ricevute. Con un sospiro di sollievo trovo la prova: avevo pagato. Scontrino alla mano, verifico anche che la targa sia stata riportata correttamente dal tabaccaio. Tutto è in regola.
Il secondo verbale e i ricorsi
Giusto il tempo di tranquillizzarmi ed ecco arrivare una seconda e-mail. Stesso motivo, stessa presunta infrazione. Rifaccio tutto il lavoro e trovo anche il secondo ticket. Pagare due volte? Nemmeno per sogno. Mi ricordo che una collega aveva raccontato un episodio simile sul nostro quotidiano. Entro nel sito del Comune, accedo al mio fascicolo del cittadino ma la multa è stata notificata all’azienda e, quindi, non posso controllare online la fotografia della presunta infrazione, come è possibile per tutti gli altri automobilisti.
L’iter burocratico
Da qui inizia una via crucis burocratica: chiedere e ottenere un permesso lavorativo, recarsi al comando della polizia locale e chiedere lumi. Servono due moduli di «archiviazione del verbale» da compilare con i dati dei ticket e poi bisogna allegare un documento d’identità. Il tutto va inviato alla Direzione Sicurezza Urbana del Comune. I metodi sono due: o via Pec, per chi ne dispone, oppure via fax per chi ha ancora questo residuato tecnologico o è in grado di trovarne uno – a pagamento – in città. E qui il capitolo più grottesco: per legge questa procedura non interrompe i termini per pagare la multa in misura ridotta, né sostituisce il ricorso al Prefetto o al Giudice di Pace. In sintesi, il Comune può prendersi sino a 30 giorni per rispondere, ma nel frattempo continua inesorabile il conto alla rovescia per presentare i ricorsi. Nell’ipotesi malaugurata in cui l’Ente rifiutasse di cancellare le multe, dopo tutto questo periodo, mi sarei negato la possibilità di adire il Giudice di Pace perché a lui va proposto entro 30 giorni dalla notifica del verbale.
Quindi? Va scritto contemporaneamente un ricorso formale al Prefetto, perdere altro tempo, inviare una raccomandata (una decina di euro che non torneranno mai) e aspettare. Se il Prefetto decide di ascoltarti, devi pure prendere un giorno di permesso o ferie per presentarti all’udienza. Se, per ipotesi, mi darà torto, mi potrebbe raddoppiare le multe. A questo punto non mi resterebbe che ricorrere in Appello al Giudice di Pace. Ma lì si paga ancora di più: oltre alla spese per le raccomandate (una ventina di euro) per depositare l’istanza, va apposto anche il contributo unificato (43 euro a impugnazione) e, se non si è in grado di scrivere il ricorso, vanno aggiunte anche le parcelle di un avvocato. Insomma tra spese legali, contributi e permessi, il conto può superare i mille euro.
La tentazione di pagare (multe ingiuste)
Una giostra di costi e burocrazia che potrebbe spingere molti a pagare ingiustamente pur di chiudere la questione. Per chi non ha tempo o soldi da spendere, il conto per questi due verbali è, presto, fatto: 143,70 euro se si paga entro cinque giorni oppure 193 euro entro sessanta. Tutto questo pur avendo perfettamente ragione.
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