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Claudio Donelli, il dentista di Milano truffato dalla sua segretaria: «Diceva che gli affari andavano male ma lavoravo 10 ore al giorno. Poi andava al casinò coi miei soldi» #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


di
Alessio Di Sauro

Il dentista truffato dall’impiegata che gli ha sottratto più di 400 mila euro: «Mi fidavo di lei, le avevo affidato la contabilità, ha approfittato della morte di mia moglie. Diceva che gli estratti conto erano impossibili da visualizzare, poi se ne andava al casinò coi miei soldi»

«All’inizio non avrei mai sospettato di lei. Neanche alla fine, a dire il vero. Ci ho messo quasi dieci anni ad aprire gli occhi». Le parole sono di Claudio Donelli, il 70 enne dentista titolare di uno studio in via Madonnina a Milano, a due passi dal Duomo, che è stato truffato per anni dalla sua segretaria. Lei, la segretaria, è stata ora condannata in primo grado a 4 anni, ritenuta colpevole dalla giudice Elisabetta Canevini di appropriazione indebita di 400 mila euro e autoriciclaggio, e condannata altresì a un risarcimento a titolo di acconto al professionista, parte civile con l’avvocato Roberto Pezzi. Lui, Donelli, a causa del raggiro è stato tra le altre cose costretto a chiudere l’attività decennale e a trovare impiego come collaboratore in un altro studio. «Per colpa sua mi sono ritrovato con una cartella esattoriale di 60 mila euro e l’auto pignorata – racconta ora il dentista -, questa persona mi ha rovinato».

Dottor Donelli, la segretaria aveva accesso alle credenziali dell’home banking?
«Non solo, le avevo affidato la responsabilità completa di tutta la gestione contabile dello studio».




















































Non le è parso avventato?
«No, il rapporto di fiducia era totale. All’inizio ero associato con un collega, questa persona era già la sua delegata per questioni burocratiche e amministrative. Quando il collega decise di ritirarsi, nel 2009, diventai l’unico titolare e mi sembrò automatico proseguire il rapporto. C’è inoltre una doverosa premessa da fare».

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Quale?
«Nel 2009 morì mia moglie, dopo due anni di malattia. Io ero devastato dalla perdita e avevo tre figli piccoli a cui badare. Questa segretaria si era dimostrata di grande aiuto durante il suo calvario, andava anche a trovarla in ospedale. Dopo la morte di mia moglie mi aiutò a organizzare il funerale e a sbrigare tutte le incombenze burocratiche, acquisì enorme credito ai miei occhi. In quel momento di smarrimento e dolore volevo solo occuparmi dei miei pazienti, non di tasse e bollette. Affidai tutto a lei, che fu ben felice di aiutarmi. Poi si ammalò gravemente anche mio figlio, a un certo punto sono stato tentato di affidarle anche la gestione del mio conto personale. Per fortuna ho evitato».

Quando si accorse che qualcosa non quadrava?
«Una sera ricevetti un messaggio della banca in cui venivo informato di un prelievo di 850 euro a Mendrisio, in Svizzera, dove ha sede il casinò. Sulle prime pensai a una truffa telefonica, dal momento che non possedevo bancomat. Più avanti, nel corso della stessa serata, mi venne notificato un altro prelievo, a Como, di 1.500 euro».

Iniziò subito a dubitare di lei?
«No, anzi, le chiesi di verificare con la banca cosa fosse successo. All’inizio nicchiò, poi disse che si era verificato un errore da parte dell’istituto e che avrebbero provveduto a rimborsarmi. Soldi mai più rivisti. Ma poi iniziarono ad accadere altre cose».

Dica.
«I proprietari dell’immobile dello studio iniziarono a reclamare rate di affitto non pagate. Lei si giustificò dicendo che i pagamenti erano in regola e tornò ad addossare la responsabilità alla banca. Tramite scrittura privata pagai 60 mila euro per regolarizzare la mia posizione. Anche la mia collaboratrice iniziò a reclamare stipendi arretrati. Altra scrittura privata».

E i soldi iniziano a finire.
«A fine 2018 decisi di chiudere l’attività, ero costretto a fare bonifici sul conto dello studio senza ricevere alcuna remunerazione. Eppure mi sembrava strano, i pazienti non mancavano: lavoravo ogni giorno dalle nove di mattina alle sette di sera, spesso saltavo anche la pausa pranzo, almeno dieci pazienti al giorno. Eppure la segretaria dava la colpa ai bonifici: “Purtroppo ormai senza assegni la gente non paga più”».

Ha ricevuto anche cartelle esattoriali.
«Da circa 60 mila euro. Mi accorsi che molte scadenze fiscali venivano ignorate. Lo scoprii per caso, riaprendo la mia vecchia pec dell’Ordine dei medici. Lei mi scoraggiava dall’utilizzarla, diceva che funzionava male, ne aveva aperta un’altra di cui solo lei possedeva la password. Di colpo mi accorsi che avevo l’auto pignorata. Caddi dal pero. E pensare che circolavo tranquillamente, ignaro di tutto».

Chiese alla segretaria copia degli estratti conto dello studio?
«Certo, lei però sosteneva di buttarli perché, a suo dire, la banca li inviava in un formato per noi impossibile da aprire».

Quando finalmente si rese conto di quello che stava accadendo?
«Quando decisi di chiudere lo studio e il conto ad esso associato. Andai in banca fisicamente e chiesi gli estratti conto, più per curiosità che per sospetti, che continuavo a non avere. A quel punto sbiancai. Tutto veniva convogliato su quattro conti intestati a lei. C’erano versamenti per pagare le utenze di casa sua e della polisportiva di suo fratello, bonifici di oltre 10 mila euro al compagno con causali creative come “anticipo tfr” e “saldo fattura”, capatine regolari al casinò di Mendrisio. Chiamai A2a, che mi confermò che tutte le utenze beneficiarie dei bonifici erano riconducibili a lei».

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Come reagì?
«Mi sentii male. Per due giorni non dormii. Ci fu il matrimonio di una persona cara, ero il testimone di nozze. Mi presentai in stato catatonico, per l’agitazione e l’assenza di sonno. Poi contattai il mio avvocato e sporsi denuncia».

Ha mai chiesto conto di quanto è accaduto alla sua segretaria?
«No. Non le ho mai più rivolto la parola, né intendo farlo. Si è dimostrata una persona orrenda. Ha approfittato della mia fiducia e del dramma della mia famiglia».

Lei adesso lavora da collaboratore in un altro studio.
«È così. Non ho perso solo i soldi, ma anche la mia attività, che ero finalmente riuscito ad avviare con molti sacrifici dopo 23 anni di professione».

24 dicembre 2024 ( modifica il 24 dicembre 2024 | 17:48)

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