La onlus Tetrabondi e il progetto (con Roma Tre e Sapienza) del primo Parco Inclusivo Universale a Parco Schuster. Doveva essere finanziato anche coi fondi giubilari: ora la richiesta di realizzarlo nel 2026
Inclusività. Dal 2018 è questa la stella polare che guida il cammino di Tetrabondi Onlus, animata da Valentina Perniciaro, mamma di Sirio, nato sano nel 2013 con molte settimane di prematurità. Dimesso con un peso inferiore ai 2 chili, Sirio ha un arresto cardiaco otto giorni dopo l’arrivo a casa. Viene rianimato a seguito di una disperata corsa in ospedale, si risveglia dal coma e, anche grazie alla costruzione di un’incredibile equipe domiciliare di infermieri e riabilitatori, Sirio conquista, passo dopo passo, la possibilità di essere parte attiva della propria vita. Con tante difficoltà, ma sempre in prima fila. Come dice Valentina: «Vogliamo un mondo che sia anche degli ultimi e degli storti che la Storia ha lasciato sempre indietro, fuori, lontano». Nasce così l’idea della Onlus e poi, per includere tutti, il progetto – in collaborazione con il Dipartimento di Architettura dell’Università di Roma Tre e il Dipartimento Neuroscienze Umane della Sapienza – del primo Parco Inclusivo Universale, da costruire a Parco Schuster, con 5 aree con playground accessibili a chi deve combattere la disabilità e un’area sociale destinata a diventare sede del Polo dell’inclusione. Sembrava che il progetto potesse essere finanziato anche con i fondi giubilari per la riqualificazione del verde delle basiliche (in questo caso quella di San Paolo). Il percorso non è andato a buon fine, però il tempo è solo una variabile. Quello che non si è potuto fare oggi, magari si può fare domani. Per questo Valentina ha scritto una lettera aperta al sindaco Roberto Gualtieri, che pubblichiamo:
«Il diritto alla felicità, all’inclusività universale, all’adrenalina»
«Caro Sindaco,
sono Valentina Perniciaro, portavoce e fondatrice di Tetrabondi Onlus il cui obiettivo è costruire il mondo di tutti, rompendo il paradigma della disabilità vista come segregazione e dolore per riappropriarsi del diritto alla felicità, all’inclusività universale, all’adrenalina. Ti scrivo per raccontarti una storia che parla di progettazione e inclusione, di cantieri, prossime inaugurazioni e regali di Natale: tra i tanti nastri che in questi giorni sarai chiamato a tagliare c’è anche quello di Parco Schuster, un cantiere che a differenza di altri ha una storia lunga e partecipata che potresti non conoscere. Un progetto di trasformazione nato nell’autunno 2022, quando, dopo anni di vita vissuta e di tante iniziative realizzate in quel luogo abbiamo voluto progettare un spazio urbano realmente accessibile, universalmente inclusivo e intergenerazionale, che potesse essere luogo di divertimento, socialità, cultura e sport per ognuno, a prescindere da condizioni, età, bisogni. Il Dipartimento di Architettura di Roma Tre, affiancato dal Dipartimento di Neuroscienze Umane dell’Università La Sapienza, si è messo a disposizione per un progetto di ricerca che immaginasse sull’area di Parco Schuster il primo Parco Inclusivo Universale e che immediatamente abbiamo presentato sia al Municipio VIII che all’assessorato all’ambiente di Roma Capitale.
Nel febbraio 2023 proprio l’Assessorato all’ambiente ha informato Tetrabondi della disponibilità dei fondi giubilari per la riqualificazione del verde delle basiliche e da quel momento è iniziato il lavoro di progettazione del team di ricercatori, mentre Tetrabondi tesseva le fila di una partecipazione con il centro anziani e le associazioni del territorio che già vivono il parco, raccogliendo bisogni, ostacoli, abitudini e quotidiane difficoltà. Lo studio architettonico del Parco Inclusivo Universale (vincitore del Premio Gallarate e in mostra al Museo M.A.G.A.) è stato, così, messo a disposizione della Giubileo 2025, in qualità di soggetto attuatore dell’intervento di riqualificazione, e, su incarico di questa, nelle mani della capofila del team di progettazione Land Italia S.r.l.
«Giochi accessibili, zone sensoriali, aree per l’attività culturale»
Era lo scorso anno: consegnavamo al Comune un progetto caratterizzato da 5 aree connesse e permeabili, con destinata a diventare Polo dell’inclusione e permanence achitecturale, per proseguire la ricerca sulla progettazione inclusiva dello spazio urbano. Un parco raggiungibile e attraversabile in autonomia dalle persone con disabilità motoria, e accessibile alle disabilità sensoriali grazie a un wayfinding moderno integrato da Braille, Lingua dei segni e CAA. Un luogo per tutti, dove trovare ausili per il turismo accessibile, così come sedie a rotelle adatte allo sport e allo skate per poter utilizzare al meglio le aree ludico- sportive e i sentieri ciclabili lungo il parco, connessi con la Basilica, l’Università, l’Ospedale Bambino Gesù, la Metropolitana e il futuro Parco Fluviale di Riva Ostiense.
«Le promesse non mantenute»
Al taglio del nastro invece, non ci sarà l’inaugurazione del Parco Inclusivo Universale: il cantiere, iniziato appena due mesi fa ha toccato solo l’area del sagrato e l’immobile, che diventerà infoshop a disposizione dei fedeli, e sarà appena garantita l’accessibilità motoria. Non ci sarà accessibilità sensoriale, non ci sarà permeabilità, aree ludiche e sportive accessibili, non ci sarà wayfinding inclusivo, non ci saranno nemmeno dei LOGES che permetteranno di raggiungere il parco, o la Basilica. Volevamo il P.I.U., Parco Inclusivo Universale, e ci ritroviamo con il P.O.P, il Parco dell’Occasione Persa: per ora non sarà un luogo adatto anche a quell’esercito sbilenco e sgangherato che rappresentiamo, non sarà un punto di riferimento per costruire il mondo di tutti. Per quello scriviamo a te: per chiederti un regalo per il prossimo anno, a Porte Sante chiuse, a pellegrini tornati a casa, a quando la città tornerà ai romani, dopo mesi di cantieri e milioni di pellegrini: vogliamo provarci ancora, e ancora immaginare Parco Schuster come fucina di una società diversa. Vogliamo il Polo dell’Inclusione, vogliamo la permanence architecturale, vogliamo che questi spazi siano restituiti anche alla cittadinanza dei corpi e delle menti non conformi».
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