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Nascita e sviluppo dei giornali online e i ritardi nella legislazione italiana #finsubito prestito immediato



di Francesco Saverio Vetere – Segretario generale Uspi*

L’ascesa dei giornali online rappresentò una delle trasformazioni più profonde nel panorama dell’informazione globale, aprendo nuove possibilità per la distribuzione e la fruizione delle notizie.

Tuttavia, in Italia, lo sviluppo del giornalismo digitale si è scontrò con una legislazione che spesso non è riuscita a tenere il passo con l’evoluzione tecnologica e i cambiamenti nelle modalità di consumo dell’informazione. Questo ritardo ebbe implicazioni significative, sia per l’industria editoriale che per la qualità e il pluralismo dell’informazione.

La crescita dei giornali online in Italia

Negli anni novanta, con l’avvento di Internet, i primi giornali italiani iniziarono ad esplorare il mondo digitale. La Repubblica e il Corriere della Sera, tra le testate storiche più influenti, furono tra i primi a lanciare siti web, inizialmente concepiti come semplici vetrine per i contenuti pubblicati sulla carta.

Tuttavia, con la diffusione della banda larga e il crescente accesso a Internet, il pubblico ha iniziato a richiedere contenuti aggiornati in tempo reale, spingendo le testate a investire in redazioni digitali dedicate.

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Il primo decennio degli anni duemila vide la nascita di testate esclusivamente digitali, come Il Post, e l’arrivo in Italia di grandi piattaforme di informazione internazionali, che portarono una competizione diretta sul mercato editoriale. Questi nuovi attori hanno dimostrato la capacità di adattarsi rapidamente al linguaggio e alle dinamiche della Rete, sfruttando al massimo il potenziale dell’interattività e delle metriche di misurazione del pubblico.

Con il passare degli anni, l’informazione online è diventata il canale principale attraverso cui gran parte della popolazione consuma notizie. Il formato cartaceo, pur mantenendo una sua nicchia, sta vedendo un progressivo declino in termini di vendite e abbonamenti. L’ecosistema mediatico italiano si sta trasformando nel profondo, ma il quadro normativo ha stentato a riconoscere pienamente la specificità del digitale, perpetuando una visione centrata sull’editoria tradizionale.

Ritardi della legislazione italiana

Nonostante l’esplosione dell’informazione online, la legislazione italiana mostrerà lentezza nell’adattarsi alle nuove realtà. La normativa sull’editoria, per anni basata su riferimenti alla stampa cartacea, tardò a considerare pienamente le caratteristiche del digitale, generando ambiguità e lacune che limitarono lo sviluppo del settore. Alcuni dei principali problemi legati ai ritardi normativi inclusero:

1. Il mancato riconoscimento dei giornali online

Per molti anni, i giornali online furono considerati meri “siti web” piuttosto che veri e propri organi di informazione. Questo mancato riconoscimento si tradusse in difficoltà per accedere ai finanziamenti pubblici destinati all’editoria, pur essendo i giornali digitali soggetti agli stessi obblighi deontologici e alle stesse responsabilità legali delle testate cartacee.

2. I contributi pubblici obsoleti

Il sistema di contributi statali all’editoria, disciplinato dalla legge n. 416/81 e da successive integrazioni, continuava a privilegiare le pubblicazioni cartacee, senza considerare adeguatamente le esigenze specifiche del giornalismo digitale.

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Le testate online, spesso più innovative ma economicamente vulnerabili, furono quindi escluse da risorse che avrebbero potuto aiutare a sostenere il pluralismo informativo.

3. La regolazione della pubblicità digitale

La pubblicità, principale fonte di reddito per i giornali online, non era regolamentata in modo efficace rispetto ai nuovi modelli digitali. Le testate italiane dovettero confrontarsi con colossi globali come Google e Facebook, che monopolizzavano il mercato pubblicitario digitale grazie a strumenti avanzati di targeting e analisi dei dati. Questa situazione creò uno squilibrio competitivo a danno dei giornali nazionali e locali.

4. Le normative fiscali e gli abbonamenti digitali

Il trattamento fiscale degli abbonamenti digitali e delle transazioni online fu a lungo poco chiaro o penalizzante. Mentre i giornali cartacei godevano di agevolazioni fiscali sull’IVA, queste non venivano estese automaticamente alle edizioni digitali, ostacolando lo sviluppo di modelli di business basati sugli abbonamenti.

5. La mancata regolazione dei giganti del web

La crescita delle piattaforme tecnologiche globali, come Google News o Facebook, introdusse dinamiche di distribuzione delle notizie che aggiravano il controllo delle testate stesse. L’assenza di una normativa efficace per garantire un equo compenso ai produttori di contenuti giornalistici avrebbe peggiorato ulteriormente la situazione economica delle testate italiane.

Conseguenze dei ritardi normativi

I ritardi della legislazione italiana ebbero ripercussioni significative sull’ecosistema dell’informazione digitale:

• Perdita di competitività: le testate italiane, prive di un quadro normativo adeguato, faticarono a competere con le piattaforme globali e le iniziative editoriali internazionali.

• Declino del pluralismo: la mancanza di sostegno specifico per le testate online limitò lo sviluppo di progetti giornalistici indipendenti, concentrando il mercato dell’informazione in poche mani.

• Erosione della qualità dell’informazione: la dipendenza eccessiva dalla pubblicità digitale costrinse molte testate a puntare su modelli clickbait e su articoli sensazionalistici, a scapito della qualità e dell’approfondimento.

Tentativi di recupero

A partire dagli anni 2010, si cominciò a riconoscere la necessità di aggiornare il quadro normativo. Tra le iniziative più significative vi furono:

• Estensione dei contributi all’informazione digitale: progressivamente, le normative ampliarono il perimetro dei beneficiari dei finanziamenti pubblici, includendo anche le testate esclusivamente online.

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• Riconoscimento giuridico dei giornali online: le testate digitali furono inserite formalmente nel quadro legislativo dell’editoria, ottenendo pari dignità rispetto ai giornali cartacei.

• Direttiva europea sul copyright (2019): sebbene recepita con ritardo, questa direttiva introdusse regole per garantire un compenso equo ai produttori di contenuti giornalistici da parte delle piattaforme digitali.

Conclusione

Lo sviluppo dei giornali online in Italia rappresenta una storia di grande innovazione tecnologica e giornalistica, ma anche di sfide legate a un quadro normativo spesso inadeguato. I ritardi legislativi rallentarono l’adattamento del settore editoriale alle nuove dinamiche del digitale, mettendo a rischio il pluralismo informativo e la sostenibilità economica di molte testate.

Tuttavia, con l’emergere di iniziative legislative più mirate, si posero le basi per un sistema che potesse sostenere e promuovere l’informazione digitale, riconoscendo il ruolo centrale che essa giocava (e gioca) nella società contemporanea. La sfida, tuttavia, resta aperta: solo un continuo aggiornamento del quadro normativo potrà garantire che l’informazione online in Italia rimanga libera. (http://vetere.it)

Francesco Saverio Vetere, nato a Cosenza il 26 aprile 1962, vive a Roma.
Avvocato patrocinante in Cassazione.
Dal novembre 1999 è Segretario Generale e Presidente della Giunta Esecutiva dell’USPI Unione Stampa Periodica Italiana, organismo nazionale di maggiore rappresentanza del comparto Editoria e Giornalismo.

Giornalista pubblicista.
Docente di Storia della Stampa Periodica, Università “Sapienza” di Roma.
Docente di Management dell’Editoria Periodica, Università “Sapienza” di Roma.
@Riproduzione riservata





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