Vacanze di Natale 2024 a casa per Andrea Bruno, grazie a uno sconto di quasi 12 anni di carcere. Andrea Bruno, 56enne di Torre Santa Susanna, fratello dell’ergastolano Ciro, era recluso a Oristano, in Sardegna, per scontare una pena di 30 anni cui era stato condannato in quanto ritenuto associato alla Sacra Corona Unita.Â
L’istanza di scarcerazione presentata in punto di diritto dai suoi legali Vito Epifani e Cosimo Lodeserto è stata accolta dalla Corte d’Appello di Lecce. Andrea Bruno aveva riportato in passato due condanne per associazione per delinquere di tipo mafioso finalizzata al traffico di droga, alla detenzione di armi e a infiltrazioni nel business delle energie alternative (in particolare, eolico). In pratica, fu ritenuto essere il “capo” di quell’organizzazione criminale.Â
I giudici, infatti, lo ritennero fino in Cassazione contiguo al clan – o meglio, reggente in carica – che porta il suo cognome e ha o, perlomeno, aveva il suo quartier generale nonché centro di potere proprio a Torre Santa Susanna e dintorni, come certificato anno per anno dalla Direzione investigativa antimafia nelle relazioni al Parlamento.Â
Andrea Bruno era già stato condannato a 11 anni nel 1993, poi nel 2014 per lui arrivò un’altra condanna definitiva a seguito del processo scaturito dall’inchiesta cosiddetta “Canali”, dal nome della contrada e dell’omonima masseria nella quale il clan Bruno sarebbe stato acquartierato. Non ci fu continuazione – secondo i legali, con cui hanno concordato i giudici – tra le prime e le seconde condotte per le quali il 56enne torrese fu condannato, tanto che dopo 11 anni, dieci mesi e 15 giorni può oggi ritenersi a tutti gli effetti un uomo libero. In soldoni, con la detenzione post condanna del ’93, Andrea Bruno, interruppe la partecipazione all’associazione per delinquere (o, per meglio dire, la direzione) a suo tempo riconosciutagli. La seconda condanna, di molto successiva alla prima, è da considerarsi sostanzialmente una questione a parte. Nel frattempo, infatti, Bruno junior non ha collaborato con la giustizia (sostanzialmente, non si è pentito), non si è dissociato – pur senza collaborare – dalla presunta organizzazione criminale di cui fu riconosciuto essere parte integrante e sostanziale né, tantomeno, è passato a miglior vita.Â
Una sorta di “regalo” di Natale per il torrese, che può quindi trascorrere buona parte di queste festività in famiglia al pari di chiunque, avendo già tecnicamente saldato i suoi debiti pendenti con la giustizia.Â
L’inchiesta “Canali”, a suo tempo condotta per intero dal sostituto procuratore Milto De Nozza, collocò Andrea Bruno al vertice del sodalizio mafioso che – s’ipotizzò, pur senza elementi certi di prova – tentò di condizionare anche la politica, tra elezioni comunali e forse regionali. Solo ipotesi, queste ultime, rimaste tali perché non documentate a dovere.Â
Acqua passata, comunque. Non risultano, ad oggi, altri procedimenti o processi a suo carico. È chiaro, però, che per via dei suoi trascorsi, il 56enne sarà tenuto sott’occhio, come accade a tutti coloro che tornano liberi dopo avere scontato una condanna per ipotesi di reato riguardanti figure apicali.
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