La Legge di Bilancio 2025 introduce una serie di novità riguardanti i fringe benefit, in particolare per quanto riguarda le auto aziendali e le misure di welfare: ecco cosa si prevede.
Questi precetti vogliono nelle intenzioni rappresentare un’evoluzione significativa nella gestione del welfare aziendale, confermando l’importanza di un sistema fiscale più equo e orientato al supporto dei lavoratori.
Tuttavia alcune associazioni si stanno scagliando su quanto previsto: scopriamo il perché.
Le novità in materia di fringe benefit aziendali per il 2025
Il provvedimento modifica il trattamento fiscale di queste agevolazioni, con l’obiettivo di incentivare il welfare aziendale e sostenere i lavoratori. Ecco una panoramica delle principali disposizioni.
Incentivi per il pagamento di affitti e manutenzioni
Una delle novità più significative riguarda le somme erogate o rimborsate dai datori di lavoro per i dipendenti assunti a tempo indeterminato tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2025. Questi importi, utilizzati per coprire i canoni di locazione e le spese di manutenzione di immobili affittati, non verranno conteggiati come reddito imponibile per i primi due anni dall’assunzione, fino a un massimo di 5.000 euro annui. Tuttavia, tali importi non saranno rilevanti ai fini contributivi.
Questa misura è destinata ai lavoratori con un reddito annuo non superiore a 35.000 euro, a condizione che abbiano trasferito la residenza nel comune di lavoro, situato ad almeno 100 chilometri dal precedente domicilio.
Auto aziendali
Per quanto riguarda le auto aziendali, la riforma introduce modifiche significative al regime fiscale. Dal 2025, il valore del fringe benefit derivante dall’utilizzo delle auto aziendali sarà calcolato in base a criteri più trasparenti e legati alle emissioni di CO2 del veicolo. L’obiettivo è promuovere l’utilizzo di mezzi a basso impatto ambientale, incentivando al contempo una maggiore sostenibilità nel settore dei trasporti aziendali.
Le aziende potranno beneficiare di agevolazioni fiscali proporzionate al livello di efficienza energetica del veicolo, con riduzioni significative per i mezzi elettrici e ibridi. In questo contesto, i datori di lavoro saranno tenuti a fornire dettagliate informazioni sui mezzi concessi in uso ai dipendenti per consentire una corretta applicazione delle nuove regole fiscali.
Misure per il Welfare Familiare
Un’ulteriore novità riguarda i lavoratori con figli a carico: per il periodo 2025-2027, i beni e i servizi forniti dal datore di lavoro, fino a un valore di 2.000 euro annui, non concorreranno a formare il reddito imponibile. Questa soglia è incrementata rispetto al limite di 1.000 euro applicato agli altri lavoratori. Le spese ammissibili includono il pagamento delle utenze domestiche, dei canoni di locazione e degli interessi sul mutuo per l’abitazione principale.
Impatto sui parametri economici
Le somme in questione, pur non concorrendo alla formazione del reddito imponibile, influiranno sul calcolo dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) e saranno rilevanti per l’accesso a prestazioni previdenziali e assistenziali.
Per beneficiare di questa agevolazione, i lavoratori devono presentare una dichiarazione al proprio datore di lavoro attestando il luogo di residenza nei sei mesi precedenti all’assunzione, come previsto dalla normativa vigente in materia di documentazione amministrativa.
Esenzione per beni e servizi ai dipendenti
Tra le misure previste spicca anche l’esenzione fiscale, per il triennio 2025-2027, di beni e servizi forniti ai dipendenti. In particolare, il valore complessivo di beni ceduti, servizi erogati o somme rimborsate per il pagamento di utenze domestiche, affitti dell’abitazione principale o interessi sul mutuo non concorrerà alla formazione del reddito fino a un massimo di 1.000 euro annui. Per i lavoratori con figli a carico, il limite aumenta a 2.000 euro, includendo figli naturali, adottivi, affidati o affiliati.
Obblighi e dichiarazioni
Per accedere alle agevolazioni, i lavoratori dovranno fornire apposite dichiarazioni al datore di lavoro, attestando il rispetto dei requisiti richiesti, come il trasferimento di residenza o la presenza di figli a carico. Inoltre, le aziende saranno tenute a comunicare queste informazioni alle rappresentanze sindacali unitarie, laddove presenti.
I datori di lavoro che intendono applicare queste agevolazioni devono informare le rappresentanze sindacali, laddove presenti, e richiedere ai dipendenti una dichiarazione che attesti il diritto al beneficio, indicando anche il codice fiscale dei figli.
Le critiche alla riforma
Aniasa (Associazione Nazionale Industria dell’Autonoleggio) e Anfia (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) hanno mosso severe critiche alla norma, soprattutto riguardo i meccanismi delle auto aziendali.
Le incoerenze
Le due associazioni sottolineano che, pur appoggiando gli obiettivi di transizione ecologica, la nuova normativa presenta incoerenze rispetto alla linea governativa sulla mobilità sostenibile. In particolare, evidenziano che:
- L’aumento della tassazione del 67% per le vetture ibride ed endotermiche Euro 6 contrasta con l’obiettivo di favorire una graduale adozione di tecnologie più ecologiche, penalizzando una parte significativa del mercato.
- Le auto aziendali, che costituiscono circa il 45% delle immatricolazioni complessive del 2023, rischiano di subire un forte rallentamento, compromettendo uno dei settori che attualmente mantiene performance positive nel panorama dell’automotive italiano.
L’impatto economico
Le nuove regole si configurano, secondo Aniasa e Anfia, come una vera e propria “tassa sui lavoratori dipendenti”, con un aggravio economico che colpisce sia i dipendenti sia le aziende. Nella loro relazione tecnica, le associazioni denunciano:
- Costi aggiuntivi per i lavoratori: Un dipendente con una vettura termica di fascia media potrebbe vedere un incremento della tassazione fino a 1.600 euro all’anno.
- Aumento dei costi per le aziende: Nel settore del noleggio, il maggiore onere contributivo per i veicoli aziendali più richiesti potrebbe variare tra 1.100 e 1.800 euro all’anno, coinvolgendo l’85% del mercato attuale. Questo impatterebbe anche sull’imponibile contributivo, con un aumento stimato per le imprese di 122 milioni di euro.
- Ripercussioni sul gettito fiscale e sul PIL: Il combinato disposto di rinvii degli acquisti e proroghe dei contratti di noleggio potrebbe portare a una riduzione del gettito fiscale di circa 112 milioni di euro e un calo del PIL stimato in 2,1 miliardi di euro.
Le proiezioni negative per il mercato
Secondo un’analisi basata su consultazioni con imprese e mobility manager, la riforma potrebbe causare:
- Una riduzione stimata di circa 60.000 ordini di auto aziendali, con impatti negativi significativi sia sul mercato sia sulla produzione nazionale.
- Un colpo al settore della produzione locale, considerando che modelli come la Fiat Panda rappresentano una quota rilevante delle auto aziendali.
Le richieste
Aniasa e Anfia chiedono al Governo di:
- Differenziare e ridurre la tassazione dei veicoli ibridi rispetto a quelli a combustione interna, così da incentivare la transizione ecologica senza penalizzare eccessivamente le aziende e i dipendenti.
- Salvaguardare gli ordini già effettuati prima dell’entrata in vigore della nuova normativa.
- Prevedere misure di detassazione per le ricariche domestiche delle auto elettriche, colmando una lacuna che rischia di compromettere l’efficacia delle politiche per la mobilità sostenibile.
Le associazioni ribadiscono che, senza una revisione della normativa, le modifiche rischiano di trasformarsi in un freno per il comparto automotive italiano, che già affronta sfide strutturali legate alla transizione tecnologica e alle turbolenze economiche.
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