Si discute da decenni se il nostro consumismo (più o meno illogico e sfrenato) agevola o addirittura favorisce e acuisce le ingiustizie globali e, conseguentemente, porta al riarmo e alle crisi belliche in atto. Sicuramente, l’accaparramento delle risorse del pianeta ad uso di una sola parte dei popoli ricchi e preminenti gioca un ruolo determinante nel mantenere troppo poveri e sottomessi altri popoli che pure hanno la propria dignità e pari diritti d’esistenza. Tali insostenibili disparità, aggiunte a tante altre, porta ai conflitti armati e ai fenomeni migratori, i quali, sebbene strumentalizzati nelle guerre ibride tra potenze, sono un problema assai serio e concreto con cui tutti indistintamente e inevitabilmente dobbiamo fare i conti.
L’Università delle Generazioni di Badolato (CZ), in questo Natale 2024 appena trascorso, ha realizzato lo “Sciopero del Panettone” come simbolo di frugalità che non nega la Festa ma la trasforma in un gesto di amore globale, rivolto principalmente al male assoluto che flagella da sempre l’umanità e cioè la guerra. Tale “sciopero” è un motivo simbolico in più per cercare di fermare l’attuale nuova corsa agli armamenti, provocata dalle crisi belliche in atto e dagli scontri tra blocchi contrapposti di Stati e di ideologie. La Storia ci documenta che gli arsenali militari pieni vengono prima o poi utilizzati nelle guerre, le quali generano odio per intere generazioni in un vortice e in una spirale senza fine. Tecnicamente, quanto si spende per gli armamenti potrebbe essere utilizzato per salvare popoli e pianeta. Perché allora si lavora sempre per l’autodistruzione e non per il benessere di tutti?… Perché si va verso conflitti in cui non si salva nessuno?…
Lo “Sciopero del Panettone” (che perdurerà fino alle prossime festività pasquali con lo “Sciopero dell’uovo e della colomba”) intende richiamare l’attenzione sulla più urgente etica della convivenza civile nazionale e globale; poiché altrimenti nessuno è più sicuro in un mondo non soltanto troppo malato ecologicamente, ma anche eticamente squilibrato e, quindi, sempre più conflittuale. L’armonizzazione dei popoli e il riequilibrio dei territori sono l’unica via possibile per tentare di eliminare (o almeno attenuare) quei conflitti che oggi sembrano lontani, ma che potrebbero colpire tragicamente pure le nostre case e le nostre famiglie. Cosicché prevenire i conflitti diventa la priorità attuale per tutti i popoli, in particolare del nostro. Tale prevenzione esige innanzi tutto una mobilitazione morale.
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